Perché voterò Partito Democratico

di Cino Casson –

Ci sono diverse ragioni per votare un partito; ragioni di cuore, di pancia, di testa. E conta molto la propria condizione personale nel privilegiarne una.

Io non sono propenso a far valere, nelle scelte politiche, le ragioni del cuore. Ci si innamora di persone, di pittori, di musicisti; ci si emoziona per la bellezza di un paesaggio, di un romanzo, di un film. Talvolta – ma non è raccomandabile – ci si innamora di un’idea; non di un partito. Si decide di votare per un partito perché ha un progetto che corrisponde abbastanza al mondo che ci piacerebbe, perché ci appare come quello che può tutelare meglio i nostri interessi; se non si è egoisti, quello che, senza danneggiare i nostri, riesce a tutelare anche gli interessi degli altri. E, soprattutto, si dovrebbe votare per un partito perché si riconosce, razionalmente, che saprà governare con saggezza, competenza ed equità.

Certo, come ho scritto, la condizione personale determina in buona parte le scelte; chi versa in difficoltà economiche sarà più attratto da partiti che gli offrano opportunità di migliorare la sua situazione economica. Ma che gliela offrano sul serio, non con promesse che sono, manifestamente, impossibili da mantenere. Il PD, da questo punto di vista, mi appare più credibile di altri. Può ben essere che la timida ripresa economica non avvantaggi tutti in egual maniera, ma che qualche euro in più nelle tasche anche dei cittadini più disagiati sia arrivato è un dato reale; che ci sia più lavoro, anche se talvolta precario, è un dato reale.

Ho la fortuna di non avere per ora – e, data la mia età, difficile che la situazione possa drasticamente peggiorare – problemi economici; perciò sono molto più attento ai diritti di cittadino. E su questo terreno non credo si possa negare che la legislatura trascorsa, guidata da governi a maggioranza del PD, sia stata tra le più ricche di risultati. Dalle unioni civili, al “dopo di noi”, al riconoscimento della facoltà di decidere sull’ultimo tratto della vita, gli italiani sono, oggi, molto più liberi di cinque anni fa.

C’è un tema, tuttavia, che sembra aver oscurato tutti gli altri, la sicurezza. Io trovo che serva a poco discutere di insicurezza reale e insicurezza “percepita”; il cittadino medio non fa distinzioni, poco gli dicono le statistiche che dimostrano come i gravi atti criminali siano in costante calo. Se ha più paura a tornare a casa di notte, soprattutto nelle periferie urbane, non lo tranquillizza leggere che gli omicidi o le rapine in banca sono diminuiti. E, se lo stato non dimostra fermezza, è tentato di dar credito a chi gli propone di armarsi. Uno dei pilastri della civiltà moderna è il riconoscimento che solo lo stato ha il “legittimo esercizio della forza”; ma, per l’appunto, la deve saper usare, con prudenza, ma senza timidezza, con proporzionalità, ma senza cedimenti. Verso tutti, senza distinzioni, nell’eguaglianza davanti alla legge postulata dall’art.3 della Costituzione. Il Partito Democratico, anche su questo terreno, mi sembra ben più credibile, soprattutto da quando al ministero dell’Interno siede un uomo di fede democratica e di grande rigore come Marco Minniti.

Io sono molto sensibile ai temi europei e credo che il PD sia, tra tutti i partiti, quello che crede maggiormente nella prospettiva di una Europa sempre più coesa e forte, in grado di far valere il suo peso economico e la sua cultura sullo scenario mondiale.

Infine, ma non per ultimo, voterò PD perché sono un iscritto al PD. E trovo abbastanza ignobile mantenere l’adesione a un partito senza votarlo; se il programma di quel partito è indigeribile, si restituisce la tessera; se non piace il segretario legittimamente eletto ci si attrezza per cambiarlo secondo le regole statutarie, ma, nel frattempo, si vota per il partito, a prescindere da chi sia il segretario. Negare il voto al partito del quale si vuol mantenere la tessera sperando, così, di indebolirne la dirigenza è commettere quella che, ai miei occhi di vecchio signore, appare la più grave colpa: la slealtà.

Non mi è mai piaciuto ragionare “a contrariis”, cercando di dimostrare che altri sono peggio di noi; perciò non confronterò il programma del PD con quello degli altri competitori.

Voterò per il PD perché riconosco, nel suo programma, una tensione riformista realistica e credibile. Il “possibile”, non il “desiderabile”: innanzitutto perché ciascuno ha i “suoi” desideri, poi perché bisogna commisurare la soddisfazione dei desideri con le risorse disponibili. Forse si può “cambiare il mondo”, ma certamente non lo faranno i noti “quattro amici al bar”.

Cino Casson

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