Sanità: diritto, risorsa o costo?

Resoconto della riunione di Circolo del 9 novembre 2018 sulla Sanità.

Il sistema sanitario ha 40 anni.

Quella riforma è stata una delle più grandi dell’Italia Repubblicana (insieme sicuramente a quella della Pubblica Istruzione). Innanzitutto perché ha portato il concetto dell’equità tra tutti i cittadini,rispettando in questo la nostra costituzione, inoltre perché la mancanza della salute è uno dei momenti di maggiore fragilità nelle nostre vite, ed è proprio lì che possiamo misurare l’efficacia della risposta di un sistema sociale.
Ma se il sistema sanitario così come concepito rispondeva ad una società degli anni 70,possiamo dire lo stesso oggi come oggi?
Questa nostra società presenta oggi caratteristiche completamente diverse e le decisioni politiche negli anni  hanno portato sempre di più a modificare lo spirito iniziale del SSN.
Un dato tra tutti, il SSN nacque in pieno boom economico e demografico, ma oggi per esempio gli over 60 hanno superato gli under 30!!!
Oggi ci troviamo davanti ad una società sempre più anziana, noi viviamo di più, ma nel contempo questa longevità è accompagnata da una qualità di vita peggiore, siamo più vecchi e più malati. Questa condizione è associata  spesso sul finire della vita, quando più siamo fragili e più abbiamo necessità di ausili, da difficoltà economiche e da isolamento e solitudine.
La sanità è valutata sulla base dell’efficienza economica e gli anziani non sono un target economico rilevante.
In qualche modo stesso panorama per l’altro gruppo fragile quello dei bambini e degli adolescenti.
Non a caso questi due gruppi sono quelli dove è più evidente la sinergia tra solitudine e malattia mentale. Oggi la solitudine è fattore di rischio di mortalità maggiore rispetto per esempio all’obesità.


Questa nostra società individualista e disgregata si riflette oggi in questo sistema sanitario. Oggi in Veneto più o meno 40.000 malati sono seguiti a casa dalle famiglie e dai medici di famiglia, che quindi suppliscono alle carenze del SSN. Gli ospedali sono nelle case dove chi ha un parente disabile, psichiatrico, con l’alzheimer o oncologico terminale è spessissimo lasciato solo ad affrontare la situazione.
La famiglia supplisce  alle carenze di un sistema, ma oggi con maggior fatica di un tempo perché si sono andate sgretolando le reti sociali di supporto che un tempo erano ancora forti e presenti. Un aneddoto  tra i tanti narrati ieri serata uno dei nostri ospiti: nel suo matrimonio di 25 anni fa solo con la famiglia stretta, gli zii con le loro famiglie  c’erano più di 100 invitati… oggi se al matrimonio di sua figlia si applicasse la stessa logica ci sarebbero 9 persone.


Punto algido legato al taglio dei servizi è ovviamente il pesante taglio del personale oggi per esempio nella ULSS16 di Padova ci sono 7 fisioterapisti per 200.000 possibili utenti. Sono scomparse dalle scuole figure come gli psicologici o i terapisti per le disabilità sensoriali, come tutte le proposte preventive/formative per i ragazzi, ma in tutti i casi o si interviene precocemente o i danni per la società sono pesantissimi , e questo vale quanto si tarda nella riabilitazione,quando non si danno il prima possibile fin dalla prima infanzia strumenti per poter convivere con una disabilità o per affrontare un disagio sociale che negli anni se non affrontato diviene disabilità mentale.
Una società che risparmia sulla prevenzione, pagherà il triplo più avanti.
Qui entriamo nell’ambito della vera è propria ingiustizia sociale, chi può spendere di tasca propria può meglio affrontare le situazioni ed in tempi più consoni.  Ognuno di noi in media spende circa 655 euro direttamente per la nostra salute (la media ovviamente considerare tanto chi può pagare quanto chi in realtà non può).
A questa grande ingiustizia della discriminazione economica il SSN oggi non risponde come dovrebbe: 34.000 posti letto per anziani ( ed anche qui poi si dovrebbe entrare nel merito del controllo di qualità di servizio), ma di questi 20.000 con contributo ragionale per una quota, il resto a carico delle famiglie o se si può del comune, ma per esempio un insegnante in pensione malgrado non si possa considerare abbiente non ha diritto a sovvenzione alcuna.  Questo è un’altra realtà odierna, una classe media impoverita ed  un settore abbandonato ( non solo economicamente, ma anche socialmente).
Iniquità ancora: disparità totale di offerta e servizi, gli ospedali dovrebbero essere uguali da Molfetta a Bolzano, perché disparità tra un servizio ( magari convenzionato) ed un altro ( magari pubblico)….
Ci sono protocolli di servizi prestati … ma chi ha stabilito che le cura odontoiatriche non debbano sostanzialmente entrare nel novero delle offerte perla dignità della persona … perché stare senza denti non è considerato una menomazione?
Ma ancora perché vado privatamente? Per esempio per i tempi a volte lunghissimi  di prenotazione di servizi, ma è proprio necessario che i tempi siano così lunghi? No non lo è ma ovviamente questo criterio risponde alla necessità di governo della domanda da parte della Regione che non intende investire ulteriormente; quante volte ci siamo sentiti dire se vuole la prestazione al più presto c’è disponibilità in una sede molto lontana, altrimenti vicino a lei in 4 mesi! Quante volte abbiamo ascoltato il falso sulla chiusura delle liste d’attesa “questo mese è esaurito … chiami più avanti”, ma questo è illegale, ma come sempre noi non lo sappiamo e non abbiamo strumenti per opporci.
C’è sicuramente disinformazione sui nostri diritti e sul funzionamento dei servizi. 
C’è sicuramente una sorta di rassegnazione in tutti noi e così accettiamo passivamente che la regione Veneto non sia stata in grado di controllare la sicurezza sul lavoro , perché ha deciso di tagliare sul personale e così aumentano i rischi e le morti, accettiamo che non si siano intraprese azioni di prevenzioni efficaci per esempio per il virus del Nilo e per l’inquinamento delle acque (vedi pfas).
Non parliamo poi della dimensione di Venezia lagunare dove per la sua peculiarità c’è necessità di una rete di servizi più attenti e diversi, non siamo uguali a Mestre ma anche noi abbiamo necessità/diritti .
Come ieri ha concluso uno degli invitati, abbiamo un bel piano strategico sanitario che appare eccellente per i milioni di veneti sani, ma che appare in tutta la sua inadeguatezza per le centinaia di migliaia di veneti con problemi sanitari personali o famigliari.
Paradossalmente ecco che da noi si può avere il trapianto d’eccellenza cuore/polmone … ma migliaia di nostri anziani muoiono soli nella loro cacca e nella loro pipì.
Che fare politicamente?
Cominciamo con lo stilare una lista di funzionamento dei servizi, denunciamo costantemente le iniquità e le disparità, ma non solo in documenti che poi purtroppo  giungono a pochi, sforziamoci di pensare ad un modo diverso  per farci sentire.
Richiediamo che si ripristino i servizi un tempo esistenti e che sono andati scomparendo .
Non accettiamo passivamente i tagli che vengono applicati continuamente.
Rafforziamo ed incoraggiamo il capitale sociale presente nel nostro territorio, costruiamo vere e proprie reti valorizzando le associazioni e le organizzazioni .
Questa è una sorta di guerra e non possiamo tralasciare nessuna strategia per difendere la dignità e la qualità di vita di noi stessi e dei nostri concittadini.  Un fronte di difesa della democrazia passa anche da questi temi, la creazione di una cultura partecipativa e democratica deve considerare tutto questo. Un partito di sinistra non può non considerare la difesa dell’equità, della efficacia del servizio al di là della valutazione dei costi. Della valorizzazione delle reti sociali e del fattore umano.

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