Vogliamo il ministero della felicità! Anche no

di Marina Rodinò –

Tra le tante proposte che ho avuto occasione di leggere in questi giorni quella che ha più colpito la mia immaginazione è stata del movimento 5 stelle che aveva preso in considerazione la possibilità di instaurare un ministero dal particolare nome “Della felicità”. Mi ha colpito il nome ed inizialmente ho pensato a questa prodigiosa risorsa per il nostro paese che avrebbe dato a tutti noi una prospettiva di qualità di vita non solo migliore ma addirittura appagante. Mi ricordava un thriller teologico (LA SESTA PROVA di Laurence Cossè) che ho letto qualche anno fa, dove la vita dell’umanità cambiava totalmente dalla scoperta inequivocabile ed inconfutabile dell’esistenza di Dio.

Dopo un primo momento di attenzione poi ho cominciato a chiedermi “ma cosa mi renderebbe felice?” e parimenti “cosa è felicità per altri?”

Ricordo anni fa in una bidonville latinoamericana un dirigente popolare che mi diceva “Socialismo vuol dire che tutti hanno un televisore a colori!”, e questa era la sua visione a partire dalla sua vita.

In questi giorni in alcune email che tra di noi ci siamo scambiati riscatterei una considerazione, il mondo è cambiato ed è cambiata la maniera di partecipare e comunicare, ma noi non abbiamo cambiato la voglia di fare politica.

Ecco da qui iniziamo, siamo tutti dei ragazzi, alcuni anche attempati, che non hanno perso la passione ed il sogno.

Sogniamo che un mondo diverso è possibile e quindi per  passione non ci rassegniamo e ci indigniamo.

Ora la successiva domanda è: a cosa non ci rassegniamo e per cosa ci indigniamo?

Nella misura in cui questi sentimenti sono il più collettivi e condivisibili, allora (come diceva qualche tempo fa Fabrizio Barca qui a Venezia) passano dal livello personale o circoscritto movimentista e divengono progetto politico.

A me che ora sono attempata, preoccupa la dignità della qualità di vita degli anziani nella nostra società e desidero servizi sociali e sanitari eccellenti, ma siccome sono un genitore mi preoccupa anche il futuro di vita dei nostri ragazzi e sono molto interessata ad una scuola che sia realmente inclusiva e formativa, inoltre sono membro di una famiglia multietnica e quindi sono sensibile alla visione ampia d’attenzione reciproca alle culture e alla ricerca di un equilibrio tra Nord e Sud, sono donna e voglio rispetto per il mio essere cittadina, madre e lavoratrice, e richiedo anche di sentirmi sicura a girare per la città senza dovermi limitare nei miei movimenti, vivo nel nostro pianeta e desidero tramandarlo al meglio alle prossime generazioni, vengo da una famiglia antifascista e quindi il ripudio alla sopraffazione ed allo squadrismo l’ho assimilato insieme al latte materno e spero di essere riuscita a trasmetterlo ai figli.

Credo che tutto questo oggi è parte di un progetto politico che è rappresentato dal Partito Democratico ed è per questo che non ho dubbi sul fatto che meriti il voto. Poi non è tutto proprio come vorrei? Certo, ma come ho già riferito, tempo fa, trascrivendo le parole di un nostro iscritto “Noi non siamo qui per il partito, ma per il sogno”.

Un’ultima cosa, per chiarezza, non ho difficoltà a dire che nel Referendum Istituzionale ho votato per il SI, e non mi vergogno affatto, ne sento di dover chiedere scusa agli italiani. Detto questo non penso minimamente che chi ha votato NO sia un fedifrago. Penso che così è quando ci sono diverse possibilità di voto  ed accetto il giudizio della maggioranza.

Lo accetto ma non lo condivido, e non per questo organizzo nuclei armati per dinamitare sedi di partiti altri o per gambizzare, con armi o parole, dirigenti altri. D’altra parte questa è la Democrazia Bellezza. Come quella che ha eletto Renzi nuovamente segretario del nostro partito, cosa che non toglie che possiamo ragionare internamente per poter modificare, in modo organico e corretto, quei paradigmi che non ci convincono, e non bisogna rassegnarci neanche in questo caso; nella mia gioventù c’era lo slogan “E chi si estranea dalla lotta è un gran fijo de na m….ta”, lo dico senza voglia di offendere, piuttosto con affetto ai  miei amici e compagni che si sentono delusi e tendenti a lasciare il campo.

Restate, non vi allontanate e non lasciate perdere questo “grande gioco”.

Concludo narrando (come fanno tutti i vecchi) che ho un antenato che ha partecipato alla battaglia di Waterloo, ed un altro condannato a morte (ma fortunatamente si è salvato, se no non sarei qui) per cospirazione contro lo stato borbonico, un nonno confinato durante il fascismo etc etc, insomma siamo stati ribelli e poco condizionabili attraverso i secoli ed abbiamo sempre pagato, ma non ci siamo mai arresi, e  non lo farò neanche io.

Marina Rodinò

 

 

 

 

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