Il PD, il miglior partito che abbiamo

Quest’ultima settimana è stata densa di soprassalti: i risultati delle amministrative, quelli della BREXIT, le successive dichiarazioni  e disperazioni.

Nell’intricato e difficile momento la cosa più importante è quella di poter parlare con serenità e rispetto per cercare di arrivare a trovare un bandolo comune che ci aiuti a pensare ad un percorso possibile.  Ancor di più in questo nostro mondo dove lo sforzo più grande va fatto per riportare verso la ragionevolezza in opposizione all’avanzare di quest’ondata anarco/qualunquista che stiamo vivendo.

Il punto non è imporre le nostre idee agli altri, l’obbiettivo non è allontanare la partecipazione di chi non è in linea con noi, il metodo deve essere quello di ascoltarci e condividere quello che ci accomuna cercando poi di creare consenso intorno a queste scelte  unificanti.

Questo devono  fare le persone che partecipano alla vita di un Circolo del PD, siano essi iscritti o simpatizzanti.

Un circolo è aperto a tutti quelli che hanno desiderio, voglia ed anche necessità di comunicare le proprie perplessità, sogni, difficoltà e speranze. Un circolo deve essere un luogo dove comunque si esca retroalimentati dopo ogni riunione, non fosse altro perché ci si rinfranca nel non sentirsi soli.

Un circolo del PD non può avere come obbiettivo la defenestrazione del segretario nazionale, ne la costante denigrazione personale di chi non la pensa come noi; un circolo invece analizza con lucidità gli accadimenti tanto locali che globali, approfondisce la politica a partire dalla lettura della nostra vita, guarda (e oggi più che mai) in modo più ampio possibile verso l’Europa ed il mondo e sicuramente si prepara verso un congresso in cui se ci daremo l’opportunità di pensare al futuro del partito, del paese e del mondo potremmo aggiustare il tiro delle nostre proposte.

Lo dico con totale tranquillità, anche perché la sottoscritta ha sostenuto la legittimità come segretario del partito di Bersani anche dopo la crisi elettorale del 2013, perché solo in un congresso si nomina il segretario … sia esso di circolo, metropolitano e nazionale.

Comunque il Circolo di Cannaregio è in costante movimento, e questa è una cosa importante. La maggioranza di noi iscritti al di là delle nostre visioni personali, che sono diverse e variegate, ci sentiamo comunque PD e ci proviamo anche perché come ultimamente ha scritto nel forum di Cannaregio  Giuseppe Cherubini : “Purtroppo il PD resta il miglior partito che abbiamo”.

Allora ecco che durante la settimana in questo nostro costante “cicaleccio” mi sono giunte 4 email, di 4 iscritti appartenenti a 4 generazioni diverse … Mi sembra giusto condividerle con tutti voi perché ognuna di loro (al di là se si è d’accordo o meno) a mio giudizio da spunti di riflessione …

Un saluto, Marina


 NON È UN PAESE PER GIOVANI. FORSE.

L’esito Brexit, dati alla mano, è molto triste.
I giovani avevano scelto il futuro e i sogni, credendo nell’Europa, qualcun altro, ha preferito il passato. Un passato fatto solamente di ricordi, illusioni e nostalgia. Passato che, mai come ora, è realtà.
In un periodo in cui le nuove generazioni sono sempre più emancipate dalla partecipazione politica, il loro futuro, è stato deciso ancora una volta dai nostalgici di altri tempi. Nostalgici incapaci di rassegnarsi all’evidenza, frutto solamente della paura del cambiamento.
Anche noi italiani, non dimentichiamolo, siamo un popolo di nostalgici, ma è ora di voltare pagina, ed essere propositivi.
Uscire dall’UE, non è e non sarà mai una soluzione. Sono necessarie riforme strutturali, perché è chiaro, che l’Europa, così com’è, porterà solo altri malumori.
Per questo, è fondamentale, mai come ora, che siano i giovani a farsi sentire, e che siano loro stessi i primi artefici del loro destino.
Partendo, soprattutto, dalla dimensione locale, dalle piccole cose, con molta umiltà.
E in questo senso, qualcosa, qui a Venezia, si sta muovendo.
Perché può e deve essere, un paese per giovani.
Tiziano Ballarin


 LA SCONFITTA DELLA GENERAZIONE BISCIONE

Recriminare sul fatto che nel Regno Unito il voto degli anziani ha sopravanzato quello dei giovani equivale, in buona sostanza, a disconoscere l’eguaglianza del voto. Rendiamocene conto, per favore. Ed evitiamo di mettere in discussione tre secoli di certezze democratiche.

E’ fin troppo semplicistico dare la colpa di questo voto scellerato a chi era capellone negli anni Sessanta. Perchè è troppo facile prendersela con i settantenni, generazionalmente antipatici. La guerra l’hanno vissuta i loro padri. La crisi se la sono beccata i loro figli. E loro lì, nel mezzo, a fare il libero amore nel Sessantotto.

Ma se i baby boomers l’hanno avuta vinta ancora una volta non è mica colpa loro. Semmai è un loro merito. La colpa è di quei quarantenni, cui generazionalmente appartengo, che non sono andati a votare. Pensavo che fosse una questione esclusivamente italiana quella dei quarantenni cresciuti col campionato più bello del mondo, il Biscione che ti aspetta perciò torna a casa in tutta fretta e il sogno di essere assunti dall’impresa contro cui il padre tirava le molotov. Scopro – di nuovo – che noi italiani non siamo eccezione. E anche i quarantenni inglesi sono delle mezzeseghe. Pardon, sono disimpegnati.

Prendersela con i reduci della swinging London per il voto sulla Brexit è come accusare i frequentanti il nostro circolo per l’età media non proprio freschissima. Ma come, uno toglie tempo ai nipotini, combatte con acciacchi fisici (assolutamente celati) per tenere su un banchetto, e qualcuno se la prende anche per l’età media troppo elevata del circolo? suvvia, sarà colpa di quella penna bianca che si da da fare, o dei quarantenni che non si vedono.

Che poi, da parte dei quarantenni, non è stato un grande affare, il disimpegno. Chi vanta certezze le deve all’appartamento o alla raccomandazione procurata dalla generazione precedente. Una abdicazione collettiva all’impegno, all’ambizione, e quindi anche al potere e alla ricchezza, in cambio delle prebende di chi è venuto prima. Una generazione in retroguardia: non si fa impresa perchè è un rischio, non si fanno figli perchè costano, non si fa nulla, così non c’è pericolo. E per chi le prebende dai genitori non sono arrivate? Precariato morale prima che economico, incertezze, rischio di povertà. E voto alla Lega prima, a Silvio poi, a Beppe ora. Tutti movimenti che promettono il riscatto ai falliti senza impegno.

Diverso mi pare l’atteggiamento dei più giovani, i ventenni e trentenni. Nativi digitali, affammati per aver conosciuto solo la crisi, li vedo più concreti e organizzati. A Venezia hanno dato vita al movimento di Generazione Novanta. Al di là delle facili battute – perchè generazione a novanta potrebbe anche essere piacevole, ma non è proprio un gran viatico – mi pare una bella iniziativa. In bocca al lupo, di cuore. Da un appartenente a quella generazione che, quando scomparirà, non se ne accorgerà nessuno.

Pierluigi Tamburrini


CON LO STOMACO O CON CORAGGIO

Non è una questione anagrafica, è una questione di ruolo nella società ed il ruolo dei giovani appare sempre più immerso in un mondo più grande di quello delle quattro calli (o vie), due piazze (o campi), e qualche ponte.

Parte del PD di Cannaregio è come il Galles. Ricordo dei bei tempi nei quali si lavorava in miniera (a Marghera o Murano), ci si ammalava del proprio lavoro, si facevano battaglie per il diritto alla mensa e alla casa popolare, si festeggiavano battesimi e cresime e si frequentavano i patronati delle parrocchie e si giocava in campo.

Ora Cannaregio ha più lavoratori (che vengono da fuori) che abitanti, più abitanti pensionati che abitanti lavoratori, e meno bambini di giovani.

Ed anche a Cannaregio ed in generale a Venezia, è spuntata l’idea di abbandonare Mestre (che ci succhierebbe il sangue) così come l’Europa lo succhierebbe al Galles.

Intanto i nostri figli guardano con coraggio (non con disperazione) il futuro; viaggiano, si innamorano, lavorano qualche mese in Canadà o in Australia, poi in Inghilterra, vanno a Barcellona e a New York, frequentano le università di Parigi ed anche quelle di Tel Aviv ed ora si stanno lanciando anche verso l’estremo oriente.

Rimane la paura e la violenza nel cuore e nello squassato stomaco di chi non riesce a guardare con gli occhi dei propri figli o nipoti ed urla, getta oggetti, impreca in maniera sessista e minaccia un nemico inesistente, con la speranza di bloccare un mondo che non capisce più.

La storia si ripete; solo la saggezza di alcuni nostri “vecchi” e la voglia di vivere dei nostri giovani permetterà a Cannaregio, a Venezia, all’Italia e all’Europa di costruire il futuro che solo gli occhi dei giovani vedranno.

Guido Sattin


A TUTTI I MILITANTI DAI 45 ANNI E GIU’ GIU’ FINO AI 15
per offrir loro una speranza di futuro.

Un giovanissimo e valoroso economista rigorosamente marxista [Thomas Piketty_Le Capital au XXI siecle_Ed.Seuil 2013] ha dimostrato inequivocabilmente che dal 1968 in poi il reddito da capitale e’ cresciuto enormemente rispetto al reddito da lavoro raggiungendo addirittura le cifre della fine dell’Ottocento proprie della finanza deprecata da Karl Marx.

Ma stavolta il gioco e’ retto dalla generazione nata intorno al 1945, con ben pochi finanzieri internazionali e che peraltro tiene il potere da quaranta anni, rovinando sistematicamente, a destra come a sinistra, il bilancio del Paese.

Questa generazione in gran parte deve farsi da parte e lasciar spazio alle generazioni cui mi sono rivolto in questo scritto: non so se queste faranno bene.

E’ certo che faranno meglio degli attuali vecchiotti e semivecchiotti formato dalemiano  e dintorni.

Poiché la mamma dei manichei sciocchini è sempre incinta, preciso che non sono un “governativo” dal 1999 quando D’Alema assieme all’America bombardarono l’obbiettivo sbagliato.

 Franco Zannini [ militante dal 1956]

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