Contro chi specula sulla paura

Incontro con Antonio Calò

La domanda da cui è nato tutto è quella che probabilmente ha in qualche momento sfiorato le nostre menti:

E se mio figlio dovesse fuggire ed arrivasse a bussare ad una porta in cerca di riparo cosa vorrei per lui? Non desidererei che qualcuno quella porta l’aprisse e l’accogliesse?

Da questa considerazione è nato tutto il progetto politico di Antonio Calò che è fatto di concretezza, autenticità, visione e passione per l’umanità.

Le cifre relative al flusso di rifugiati verso l’Europa sono  molto al di sotto dei grandi flussi che in questo momento si vivono in Africa, in Asia o in America, ma nei prossimi vent’anni anche l’Europa vivrà per davvero arrivi di massa e se già da ora non si assume come Europa il problema e non si pensano soluzioni che mirino all’accoglienza ed all’integrazione, allora sì, al di là della propaganda xenofoba e fascista, ci ritroveremo nei guai.

Il modello di integrazione che Calò propone si basa, tra l’altro, sul nostro interesse ad integrare i migranti e non solo per questioni d’umanità, ma anche perché per affrontare il problema dell’invecchiamento della popolazione causato anche dalla bassa natalità dell’Europa, deve aumentare il numero della popolazione attiva; inoltre come diceva uno psichiatra “se io sono ok, tu sei ok”, ossia chi è serenamente e dignitosamente integrato non avrà ragioni e motivi di generare conflitti sociali.

Il modello che Calò propone è allo stesso tempo matematico, sociale e culturale. In ogni comune di 5000 abitanti  (non in quelli più piccoli) si possono accogliere nuclei di 6 migranti, che diverranno 12 nei comuni di 10.000 abitanti, 18 in quelli di 15.000 e via così.

Il numero è esiguo, solo 6 persone  alle quali il comune, mettendo in rete risorse pubbliche e private, garantisce un’organizzazione tale da permettere integrazione, attraverso lo studio della lingua, la formazione lavorativa, la dignità, l’accettazione sociale, etc.

Bisogna provvedere a soluzioni abitative degne (non quindi centri simili a Cona) come ad esempio abbiamo ascoltato con l’esperienza dello SPRAR di Gioiosa Jonica presentata al nostro Circolo PD quest’inverno, dove sono state recuperate le case del centro storico del paese.

Successivamente un programma serratissimo che nel caso dei ragazzi di Calò è stato il seguente:

·       per 4 mattine a settimana 4 ore al giorno di Italiano, matematica e geografia e storia nella locale scuola media;

·       per due pomeriggi a settimana rinforzo scolastico con insegnanti privati a casa;

·       un pomeriggio a settimana per terapia di gruppo ed individuale (chi fugge ha vissuto violenze e traumi strazianti);

·       giovedì pomeriggio sport;

·       venerdì mattina dedicate ai loro culti religiosi e venerdì pomeriggio al volontariato in paese con altri giovani;

·       sabato pulizia della casa etc.;

·       domenica in libertà.

I famosi 35 euro previsti sono stati spesi attraverso cooperative, per lo studio, il personale (psicologa, medico, operatori, professori di rinforzo ) ed inoltre per le bollette visto che i consumi sono passati da una famiglia di 6 persone ad una di 12.

Dopo il periodo di formazione sono stati sviluppati per i ragazzi stage di lavoro  (due sono andati come lavapiatti in ristorante, 3 in agroindustrie della zona ed uno in una tipografia) e, culminato il periodo di tirocinio, i ragazzi sono stati tutti contrattati alcuni già a tempo indefinito lì dove avevano fatto la pratica.

Insomma una storia finita bene… con alcune iniziali tensioni da parte di chi non capiva e con alcuni attacchi da gruppi tipo Forza Nuova.

Insomma si può affrontare positivamente la problematica, ma ci vuole volontà politica. Ed è questo che Calò vuole portare in Europa. Non solo con la proposta delle comunità che accolgono i piccoli gruppi di rifugiati, ma anche con la lotta per una dimensione culturale che crei un rapporto  paritetico con l’Africa e che demolisca una cultura “colonialista” che ancora domina laggiù.

Non dobbiamo dimenticarci che il nostro rapporto con l’Africa ha alla base l’orrore dei milioni di uomini e donne che per secoli sono stati strappati dalle loro terre e che hanno creato un immenso buco nel cammino dello sviluppo economico ed umano e nell’anima di quel continente.

Qui intanto da subito combattiamo le bugie sui dati propagati dalla Lega e dai loro amici. La percezione  errata di quello che avviene alimenta la paura delle persone. Non dobbiamo condannare chi ha paura, ma dimostrare con proposte concrete e volontà politiche che ci sono soluzioni  e che l’Europa è DirittiUmanità Pace e che da tutto questo nasce democrazia e sviluppo.

Noi vogliamo un’Europa che non sia contro, ma che sia per…

Non tacciamo più, non voltiamoci dall’altro lato, non accettiamo quanto accade intorno, non permettiamo l’impunità.

Calò, un candidato “contro chi specula sulla paura”.

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