– Marina Rodinò
Caldo e chiacchiere tra noi, questo è il bello dei piccoli spazi che ancora ci sono per potersi incontrare e parlare. Questa è, secondo me, la piccola meraviglia dei circoli del PD. Piccoli, persi in callette o viuzze, dentro locali con storie antiche di politica e passioni, ma anche in luoghi senza storia, lì dove ci si può incontrare. Le luci si accendono, le persone, tante o poche che siano, si trovano ed è di nuovo passione e non rassegnazione. Passione per la dignità delle vite di tutti, speranza di poter ancora cambiare la direzione di marcia in un contesto che toglie proprio la speranza. Per alcuni di noi ci sarà sempre l’idea di cercare di raggiungere il sole dell’avvenire, per altri il desiderio di lasciare il mondo un po’ migliore di come l’abbiamo trovato, e per altri ancora questo continuo partecipare per andare avanti tutti assieme avrà senso perché la legge della vita è il progresso, e poi ci sarà chi pensa che chiunque sia un uomo libero non può starsene a dormire.
Comunque ieri sera partecipazione e diversità di vedute, esposte però con pacatezza e quindi ricche di spunti di riflessione e con la possibilità di arrivare ad una visione condivisa.
Abbiamo in particolare parlato di uno dei punti nevralgici di questa città, il tema delle Grandi Navi. Nelle scorse settimane l’incidente della nave MSC ha riacceso, come tutti sappiamo, la polemica in città. Polemica non solo sulla fragilità della città, ma sul tipo di navi da crociera e quindi sul tipo di turismo che ospitiamo.
Dopo aver confrontato ipotesi e considerazioni, direi che quella che ha avuto maggiore attenzione è stata la seguente:
Parliamo del porto, ma prima per poter decidere con attenzione dobbiamo avere chiaro un piano sulla portualità dell’Alto Adriatico. Non possiamo considerare solo Venezia e Chioggia, perché la nostra zona di riferimento contempla i porti di Venezia, Ravenna, Chioggia e Trieste. Sulla base di questi porti a seconda delle caratteristiche ambientali e strutturali si deve fare una proposta politica di sviluppo sostenibile. Sostenibile per l’ambiente ed il lavoro, ma anche con uno sguardo all’invasione dei crocieristi .
Allora possiamo studiare una proposta in cui in tutti questi porti vengano distribuite le diverse navi da carico e passeggeri. In questo piano Venezia potrebbe considerare solo navi più piccole che potrebbero permanere alla Marittima. Potrebbe inoltre concordare con le compagnie di crociera partenze differenziate. Prendiamo con coraggio esempio da Bruges che ha intrapreso un piano d’azione per salvaguardare la cittadina dall’invasione turistica spropositata , iniziando proprio dal controllo delle navi..non più di due navi ormeggiate per volta. Insomma politicamente ci vuole coraggio ed è necessario però decidere e fare proposte concrete.
Se dovessimo riassumere le nostre considerazioni in poche frasi potremmo dire:
· Piano portualità dell’Alto Adriatico
· Fuori le Grandi Navi dalla laguna di Venezia
· Navi più piccole alla Marittima di Venezia
· Numero ridotto e controllato di navi ormeggiate per volta
· Garantire il lavoro sia dei portuali che dell’indotto turistico, ma nel contempo garantire la qualità di vita della città di Venezia e dei suoi abitanti
· Puntare ad un turismo crocieristico più esclusivo (il turismo di massa è già presente grazie ai mega alberghi ed ostelli di Mestre)
Questa a noi da Cannaregio ci sembra una proposta politica, certo, difficile, ma in politica ci vuole coraggio e speranza. Solo se proporremo scelte che affrontino i nodi cruciali delle Grandi Navi e del Turismo potremo fare breccia nell’attenzione di tanti concittadini, e poi certo c’è il tema della casa, del lavoro, del welfare in città, ma tutte queste cose le affronteremo in settembre in un incontro cittadino proprio per parlare dai territori di un progetto politico per questa città. Anche perché, come nel caso del porto, prima condividiamo un progetto e poi pensiamo al candidato.
Concludo con le riflessioni emerse sul tema dei 42 migranti a bordo della “Sea Watch” ammiriamo le parole di Carola, coraggiosa capitana della nave “Ho deciso di entrare in porto a Lampedusa. So cosa rischio ma i 42 naufraghi a bordo sono allo stremo. Li porto in salvo”. Perché esiste sempre l’etica anche se non è popolare.