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Venezia è una città straordinaria,
anche per i bambini

di Giuseppe Cherubini

Se pensiamo ai nostri fantastici campi, Campo dei Gesuiti, Campo del Ghetto, Campo Sant’Alvise, Campo Santa Maria Formosa, Campo San Polo, immediatamente l’immagine dei campi si associa a quella dei bambini che giocano, si rincorrono e fanno festa.
Ci abbiamo giocato noi, moltissimo, quando eravamo bambini, e adesso dopo 50 anni ci giocano, divertendosi un mondo, i nostri figli e i nostri nipoti.
Fra 50 anni giocheranno lì anche i loro figli e i loro nipoti.
Forse.
Dipende da noi.

Sì perché, per una città come Venezia il rapporto con l’acqua è vitale, essenziale.
Se noi adesso, nei prossimi 5-10 anni, saremo molto molto bravi, l’innalzamento medio del Mare Mediterraneo nei prossimi 80 anni si fermerà a + 30 centimetri.
Se invece continueremo a fare poco o niente, come abbiamo fatto negli ultimi 40 anni, l’innalzamento medio del Mare Mediterraneo supererà i livello di + 80 centimetri, rispetto al livello attuale (fonte IPCC www.ipcc.ch – si veda anche http://climate.nasa.gov).
Chi vive e lavora a Venezia comprende subito cosa può significare un innalzamento medio del livello del mare di + 80 centimetri: acqua alta tutti i giorni, chiusura del MOSE quasi tutto l’anno, ricambio d’acqua bloccato, spiagge distrutte, porto inagibile, economia in ginocchio, condizioni invivibili.
Dipende da noi.
Dal 30 novembre al 11 dicembre 2015 i governi di 148 paesi discuteranno di questi temi a Parigi, nell’ambito della Conferenza ONU sul cambiamento climatico (www.cop21.gouv.fr).
Sarà un momento decisivo, molto importante, le decisioni che verranno prese a Parigi e il modo in cui saranno applicate nei prossimi 5 anni avranno un’influenza determinante sulle condizioni di vita dei nostri figli e dei nostri nipoti, qui a Venezia.
Allo stesso tempo, la Città di Venezia potrebbe avere un ruolo importantissimo per influenzare l’opinione pubblica mondiale su questi temi. Venezia è conosciuta in tutto il mondo e la richiesta di aiuto della Città per evitare il rischio di innondazione permanente potrebbe trovare spazio nell’alluvionale mondo dell’informazione globale.
Venezia nei prossimi 5-10 anni potrebbe diventare il simbolo mondiale della lotta al cambiamento climatico.
Dipende da noi.
Lo ha ben compreso il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, decidendo di presiedere il summit dei Ministri degli Esteri sull’innalzamento dei mari previsto per Venerdì 16 ottobre 2015 a Palazzo Ducale, come annunciato con un tweet dal nostro Sindaco, Luigi Brugnaro.
Ma la Città di Venezia può e deve fare molto di più.
Innanzitutto, dando l’esempio, e diventando città leader in Italia per il risparmio energetico, per l’uso di fonti di energia alternative, per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica.
Solo così, con un serio piano energetico cittadino, Venezia può essere credibile e aspirare al ruolo di capitale mondiale della lotta al cambiamento climatico.
Su questi temi, la passata Amministrazione Comunale aveva elaborato il Piano di Azione per l’Energia Sostenibile, approvato dal Consiglio Comunale nella seduta dell’11 e 12 dicembre 2012, al quale è necessario dare fin da subito concreta attuazione.
Ma la Città di Venezia deve fare di più, molto di più.
Dipende da noi.
Intervento nella secca di Sant'Alvise
Il 29 luglio l'Associazione Masegni & Nizioleti ONLUS (www.masegni.org) ha organizzato la pulizia della secca di S. Alvise.
Pierluigi Tamburrini e Cecilia Tonon hanno partecipato all'operazione.
I volontari hanno raccolto 30 sacchi condominiali di immondizie e ripulito completamente l'area, con la consapevolezza purtroppo che si tratta solo di un intervento provvisorio finché le bottigliette di plastica continueranno ad essere gettate in acqua. 

9 luglio 2015
Non confondiamo i cocai con le magoghe
Giuseppe Cherubini

I cocai corrispondono ai gabbiani comuni, quei gabbiani piccoli e gentili, dalla forma a barchetta quando nuotano, il becco sottile rosso carminio, di solito ritratti nelle cartoline quando sono avvolti dalla nebbia appollaiati sopra le paline davanti a Piazza San Marco. Sono i gabbiani dei Fratelli Righeira, quelli che ritornano in città quando l’estate sta finendo. A febbraio e marzo, dopo aver mutato le penne della testa esibendo un cappuccio marrone scuro, ripartono per i quartieri riproduttivi dell’Europa centro-settentrionale. Generalmente non danno fastidio a nessuno.

L'estate sta finendo - Fratelli Righeira - 1985
Le magoghe, invece, sono i più robusti gabbiani reali, grandi e massicci, con l’occhio vigile e il becco possente giallo vivo con una macchia rossa all’apice. Frequentano la città tutto l’anno, ma è soprattutto in primavera ed estate che fanno maggiormente sentire la loro presenza con grida e schiamazzi a tutte le ore del giorno e della notte.
Sono quest’ultime che sono passate agli onori della cronaca per l’atteggiamento sempre più aggressivo nei confronti di cittadini e turisti in Piazza San Marco, in molte altre parti della città e perfino al Cimitero di San Michele.
Ma cosa è successo? Le magoghe sono improvvisamente impazzite?
In realtà si tratta di un fenomeno che è andato progressivamente aumentando ormai ad alcuni anni ed è legato alla nidificazione delle magoghe sui tetti della città, fenomeno comune alla maggior parte delle città costiere italiane (ad esempio Trieste, Genova, Roma e Napoli). Le città costituiscono un ambiente ideale per il Gabbiano reale, ricche di posti sicuri per la nidificazione (i tetti), prive di predatori naturali, ma soprattutto dove il cibo è abbondantissimo e sempre a disposizione.
I gabbiani, infatti, sono noti come gli spazzini del mare, non sono cioè dei predatori specializzati (anche se qualche volta, con un po’ di difficoltà, riescono a catturare qualche piccione in buona salute), ma riescono ad approfittare di qualsiasi tipo di rifiuto organico abbandonato. Rispetto al cibo, la Città di Venezia considerata dal punto di vista delle magoghe è il Paradiso in Terra.
Ormai si può stimare in alcune centinaia il numero di coppie di gabbiani reali che hanno scelto i tetti di Venezia e l’Isola di San Michele per nidificare. Gli inconvenienti maggiori si hanno in giugno e in luglio, quando i pulcini, anche solo dopo qualche giorno di vita, lasciano il nido scorrazzando per i tetti e chiedendo con insistenza sempre più cibo ai loro genitori.
Dobbiamo convivere con tutto ciò? Assolutamente no, anche perché non si tratta solo di atteggiamenti aggressivi, ma anche di danni dovuti allo spostamento delle tegole e all’intasamento delle grondaie, di sporcizia causata dalla rottura dei sacchetti dell’immondizia, di disagi di varia natura connessi agli schiamazzi prodotti.
Dobbiamo però essere consapevoli che la strada per risolvere i problemi di convivenza con le magoghe sarà lunga e difficile e dovrà essere basata su un approccio multiplo, perché come dimostrano i tentativi di Veritas all’Isola di San Michele è molto difficile tenere lontani degli esseri viventi da quello che loro giudicano il Paradiso.
Bisogna cercare di invertire i fattori, trasformando il Paradiso almeno in un Purgatorio. Se una città offre enormi quantità di cibo agli animali selvatici che si nutrono di rifiuti, qualche problema da risolvere evidentemente c’è.
Ad esempio riducendo drasticamente le fonti di cibo, attraverso un controllo rigoroso dello smaltimento dei rifiuti organici da parte degli esercizi commerciali: ristoranti, mense, supermercati, banchi del pesce, mercati, introducendo per queste tipologie di esercizi commerciali metodologie di raccolta dei rifiuti che non diano alcuna possibilità ai gabbiani di intromettersi. Anche la gestione dei rifiuti urbani di origine civile andrebbe gestita con maggiore attenzione e maggiori controlli, ad esempio impedendo il conferimento dei rifiuti nei pressi di rive e campi aperti, e facendo rispettare in modo rigoroso gli orari già previsti dal regolamento comunale.
Una seria campagna di informazione sugli inconvenienti legati agli sprechi alimentari e alla cattiva gestione dei rifiuti organici potrebbe essere d’aiuto, così come un frequente svuotamento dei cestini e un controllo del commercio abusivo di granaglie in Piazza San Marco e nelle altre aree sensibili. La città, così come la nostra casa, va tenuta pulita anche per evitare di condividerla con fastidiosi ospiti.
Chissà che la soluzione di un problema concreto, ma tutto sommato limitato seppur fastidioso, come quello delle magoghe, non possa essere di stimolo per mettere in atto comportamenti e strategie generali per incrementare la pulizia, la tutela e il rispetto della nostra straordinaria città.

 

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