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... io penso che |
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| 6 marzo 2016 |
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Cambio
di
Stagione |
intervista a
Marina Rodinò
segretaria del
Circolo PD di Cannaregio |
| R |
Si apre una nuova stagione per il PD di Venezia e di Cannaregio? |
| M |
Penso proprio di sì. E' importante per il Partito avere la capacità di cambiare per meglio rappresentare i tempi in cui viviamo. Ripartiamo però, senza dimenticare la nostra storia.
Nel senso etimologico ricordare (ndr.: Lat. recordari, derivato di cor cordis ‘cuore’, in quanto dagli antichi era ritenuto sede della memoria, col pref. re- .) il passato è riportarlo nel nostro cuore ma per leggere il presente e per pensare il futuro.
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| R |
Perchè sabato scorso ti sei dimessa ed oggi sei nuovamente stata eletta? |
| M |
Nei due anni trascorsi abbiamo costruito nel Circolo di Cannaregio una maniera di fare politica basata sulla partecipazione diretta di iscritti e simpatizzanti, riunendoci quasi ogni settimana, promuovendo la comunicazione di tutti attraverso anche questa pagina web con estrema attenzione al territorio ed alle vite dei suoi abitanti.
Ad un certo punto ci siamo accorti che il direttivo espresso nel congresso del 2013 non era più rappresentativo dell'attuale assemblea degli iscritti facendo fatica ad interpretarne il pensiero.
Probabilmente esattamente la stessa cosa che era successa al PD Comunale e Metropolitano.
Era opportuno quindi utilizzare questo congresso straordinario per adeguare anche il Direttivo del Circolo PD di Cannaregio. |
| R |
Quindi un nuovo Direttivo con la stessa Segretaria? |
| M |
Sì. Avevo messo a disposizione la carica ma un nutrito gruppo di iscritti mi ha chiesto di continuare questo processo che è iniziato due anni fa e che si concluderà con il Congresso Nazionale che sarà tra circa un anno. |
| R |
Tutti d'accordo? |
| M |
E' stato faticoso, perchè alcuni hanno vissuto con certa sofferenza questo cambiamento che si è generato e che si sta radicando nel PD di Cannaregio come in tutta Italia. Alla fine devo riconoscere che è prevalso l'interesse per l'unità del partito e quindi c'è stata una convergenza sul mio nome e sulla nuova rappresentatività. |
| R |
In questo processo le "correnti" e le diverse "sensibilità", che influenza hanno avuto? |
| M |
Direi che il nostro modo di "fare" politica supera proprio il discorso delle "correnti" ed ha spiazzato chi era abituato ad una pratica diversa. |
| R |
Ma allora c'è un pensiero unico? |
| M |
Assolutamente no. Ognuno di noi ha una propria visione dei singoli problemi ed una minore o maggiore sintonia con l'attuale leadership "renziana", ma tutti abbiamo in comune la voglia di costruire un Partito riformista di sinistra e democratico che affronti i problemi quotidiani della gente con una visione nazionale ed internazionale basata sulla solidarietà, sull'equità, sulla difesa dei diritti, sulla centralità del lavoro e su un'economia sostenibile anche dal punto di vista ambientale. |
| R |
Che visione hai del ruolo di un Circolo del PD? |
| M |
Deve essere espressione del partito nel territorio, deve ascoltare e rivolgersi ai suoi abitanti siano essi iscritti, elettori, simpatizzanti, indecisi o anche semplicemente cittadini.
E' partendo dalla realtà locale che possiamo darci tutti insieme obiettivi raggiungibili, che possono generare in noi soddisfazione nella pratica politica e, intorno a noi, la percezione che questo partito parli della vita vera, con tutti i suoi problemi e le sue speranze e non sia un'entità lontana dalla popolazione.
Non dimentichiamo che questa percezione di lontananza dalla vita della città ha condizionato le ultime elezioni.
Deve essere inoltre uno spazio libero di formazione e riflessione politica, per poter meglio capire le problematiche e trovare insieme una sintesi condivisa dai più. |
| R |
Il Circolo ha due sedi, come pensi debbano essere utilizzate? |
| M |
Oltre che per le normali riunioni del Partito, le sedi sono un'inesauribile ricchezza per il territorio dove viviamo. Devono essere aperte a tutte quelle esperienze culturali, sociali ed organizzative della città che promuovono una cittadinanza attiva.
Vedo per esempio un ruolo culturale e sociale aperto ed ormai consolidato nella sede di Santa Sofia e penso che si debba fare lo stesso per la sede degli Ormesini. |
| R |
Quali saranno i prossimi impegni del Circolo? |
| M |
Internamente abbiamo l'obiettivo di rinforzare l'organizzazione con una segreteria esecutiva centrata su responsabilità e proposte di lavoro sul territorio; penso a Cannaregio ed alle sue problematiche come la residenzialità, il lavoro, la cultura e lo sport, i servizi, il turismo, le proposte per i giovani, gli anziani e le famiglie, etc.
Inoltre ci attendono il referendum del 17 aprile sulle trivellazioni, il prossimo referendum costituzionale, la continua attenzione sulla laguna, il nodo della portualità, la difesa del ruolo delle Municipalità nonchè ovviamente vigilare sull'operato del nostro comune che deve lavorare per la città e per i suoi abitanti. |
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| 20/02/2016 |
Cino Casson |
Sono monomaniaco …
Lo so, i vecchi tendono ad essere monomaniaci; si affezionano talmente ad alcune opinioni – spesso pregiudizi – da ritirarle fuori in ogni occasione, come se una singola idea potesse spiegare tutto. Io sono convinto, fin da quando è stato fondato il PD, che la coincidenza tra segretario del partito e candidato alla presidenza del governo (e, quindi, premier, a elezioni vinte), sia una sciagura. Ho più volte – e inutilmente – argomentato le ragioni di tale convinzione: perciò non vi ritorno. Voglio brevemente aggiungere un paio di esempi che, mi sembra, confermano la mia avversione: le vicissitudini del DdL Cirinnà e il dibattito – un po’ surreale – sul cosiddetto Partito della Nazione.
Ci sono tante buone ragioni, innanzitutto costituzionali, per ritenere che un DdL di iniziativa parlamentare – tale è il testo Cirinnà – abbia il suo iter esclusivamente all’interno del Parlamento e non coinvolga gli equilibri del governo.
Forse il Presidente del Consiglio avrebbe fatto bene a non inserire la questione tra quelle che il governo riteneva prioritarie: il governo ha pieno diritto di esercitare l’iniziativa legislativa (art.71 Cost.), ma, laddove gruppi o singoli parlamentari presentino disegni di legge, è opportuno che il governo non interferisca. Renzi, però, è, contemporaneamente, segretario del PD. E, in tale veste, deve necessariamente rispondere della conduzione politica del confronto parlamentare; se il segretario del PD fosse altra persona non ci sarebbe il rischio che l’esito del confronto potesse avere conseguenze sul governo.
La – pericolosa – confusione tra partiti e governo si evidenzia anche nella discussione – del tutto legittima, ma con aspetti paradossali – sul Partito della Nazione.
La mia modestissima opinione è che sia un’idea balzana. Un partito è – etimologicamente – “parte”; la Nazione è il “tutto”. Un partito può – in un certo senso “è costretto” – a rappresentare una parte dei cittadini. La “vocazione maggioritaria”, richiamata anche recentemente da Veltroni, non significa il “partito pigliatutto”, ma il partito che si propone con un progetto accettabile dalla maggioranza dei cittadini; dalla maggioranza, non dalla totalità; e che può rifiutarsi di rappresentare anche parti consistenti della società. Ha ragione Renzi a dire che non bisogna essere “schifiltosi” sui voti; sugli elettori, non sugli iscritti. I Verdini e i Cuffaro possono, se vogliono, votare per il PD, ma non possono entrare nel PD.
Il governo, invece, ha l’obbligo di essere “il governo della Nazione”, di governare senza discriminare tra parti e parti della società, di assumere provvedimenti che nessun cittadino – esclusi, ovviamente, i delinquenti – possa sentire come “punitivo” nei suoi confronti.
Anche in questo caso la coincidenza tra capo del governo e segretario di un partito fa sorgere l’equivoco; cioè che la giusta idea di governare nell’interesse di tutta la nazione si possa intendere come volontà di “forzare” il partito a rinunciare a un suo autonomo profilo politico per trasformarsi nella “notte in cui tutte le vacche sono nere”, in un anonimo contenitore, aperto ad avventurieri e opportunisti, magari fuorusciti da partiti di sinistra radicale e di destra.
Nello stesso tempo può sorgere l’altro equivoco, e cioè che il segretario di un partito di sinistra – meglio, di centrosinistra, come è il PD – da presidente del Consiglio non possa fare altro che “cose di sinistra”; dimenticando che: 1) tra i cittadini italiani ci sono anche quelli “di destra”, che hanno gli stessi diritti di quelli “di sinistra”; 2) al governo ci sono anche partiti “di destra”, ai quali non si può imporre di rinunciare al loro profilo politico.
Ecco dei buoni motivi per contestare quell’articolo dello Statuto del PD. Uno Statuto, bisogna che tutti lo riconoscano, che non è stato scritto da Renzi, ma da alcuni dei suoi, oggi, più agguerriti contestatori.
Cino Casson |
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| 24/01/2016 |
Cino Casson |
Grandi (?) manovre
Tra pochi mesi il PD veneziano terrà i suoi congressi locali. Una occasione unica, data la insolita condizione del partito, sconfitto alle elezioni e destinato all’opposizione in sede locale per i prossimi 4 anni. Il centrosinistra ha governato Venezia – con le brevi interruzioni delle Giunte Laroni e Bergamo – dal 1975; di quanto fatto – nel male ma anche nel non poco bene – porta piena responsabilità. E forse questo è stato il limite nell’azione politica, l’identificazione quasi acritica con l’amministrazione, la coincidenza delle sedi decisionali – talvolta anche nelle stesse persone – di partito e governo locale. È mancata una chiara autonomia tra livello di partito e livello amministrativo, quell’autonomia che consente a un partito di appoggiare lealmente una maggioranza di governo senza rinunciare ad esercitare la sua funzione politica nella società. L’idea – utopica, prima ancora che erronea – che l’azione di governo debba tradurre in atti tutte le scelte programmatiche di un partito. “Mission impossible”, perché un governo deve fare i conti con i limiti – di leggi, attribuzioni, risorse – e temporali: chi governa ha un orizzonte definito, il tempo di una legislatura (o consiliatura) e il suo programma, per non essere un libro dei sogni, ne deve tenere conto. Infine, il centrosinistra, anche a Venezia, non è espressione del solo PD, ma una alleanza, anche con partners poco compatibili, ciascuno dei quali rivendica – più o meno esplicitamente – una propria visibilità. Oggi, all’opposizione, il PD è più libero di dedicarsi a se stesso, a ricostruire una credibilità piuttosto ammaccata, a darsi un assetto organico di partito, a porsi con piena autonomia nella dialettica sociale.
Diversi gruppi (correnti?) hanno presentato documenti, più o meno corposi, mediamente pregevoli; forse un po’ ripetitivi, ma, trattando dei medesimi argomenti e all’interno del medesimo partito era inevitabile. Li ho letti, spero con sufficiente attenzione, devo dire che non vi ho trovato nulla di indigeribile. E proprio questo, mi sembra, è il loro limite. I documenti non presentano alternative nette, usano, ancora una volta, un linguaggio ellittico, elusivo; su questioni oggettivamente divisive, preferiscono formulazioni molto – troppo – “aperte”, talvolta francamente reticenti. Mantengono, cioè, lo stile che ha caratterizzato l’azione politica del PD veneziano: evitare le contrapposizioni nette, ricercare sempre – a scapito della chiarezza – la “sintesi”, anche quando la sintesi non è possibile, perché troppo diverse sono le opzioni in campo. E facendo largo uso – troppo largo a mio gusto – di locuzioni “canoniche”, di troppi “bisogna voler bene alla mamma”. Ma un partito non è una famiglia: è l’assieme di cittadini che, a partire da un generico “comune sentire” su valori e interessi molto generali, discute, poi, su singole questioni. E si divide, si interroga, ricerca approdi il più possibile condivisi, ma, alla fine, decide e fa emergere, magari solo parziali, diversità e l’esistenza di maggioranze e minoranze, senza che la maggioranza si senta “padrona” e la minoranza “ribelle”. La fisiologica coesistenza di opinioni diverse, che non si cristallizza in gruppi organizzati, né per gestire il potere, né per contestarlo.
È questa la condizione del PD veneziano? A me non sembra. A me sembra, piuttosto, un partito abbastanza eterodiretto, dove si preferisce l’intesa tra gruppi al confronto aperto di posizioni, dove meglio un “caminetto” di capicorrente che una leadership realmente contendibile.
E, invece, di questo c’è, a mio parere, bisogno; di un confronto – leale, ma non diplomatico – tra idee diverse e dall’emergere di un gruppo dirigente coeso per affinità di idee e metodi di azione politica. Faccio solo un esempio, la questione delle “grandi navi”. Non credo possibile che dirigano, insieme, il PD quelli che vorrebbero il porto fuori dalla laguna e quelli che si dimostrano disponibili alla soluzione indicata da Costa e Brugnaro. Per parte mia ho espresso più volte la mia personale opinione: le grandi navi se ne dovrebbero andare da Venezia, ovunque decidessero gli interessi degli armatori, ma non a Venezia. Secondo me sarebbero più i vantaggi che i danni. So, per altro, che la mia opinione è largamente minoritaria e il prevalere di altra opzione non mi farebbe strillare al “vulnus” alla democrazia. Ma un’altra opzione il PD la deve pur avere.
Infine, sento circolare voci su un tentativo di indicare un segretario “unitario”, di evitare una “conta” su più candidati. Bene, ma, allora, ciò dovrebbe significare che tra le diverse “sensibilità” presenti nel PD non vi saranno più divergenze, che il segretario eletto unitariamente non dovrà essere costretto a mediazioni quotidiane, che sarà libero di scegliersi la segreteria senza “dosaggi” … “vaste programme”? Era lo schema che ha eletto segretario Marco Stradiotto e Roger De Menech; l’avete visto, voi, un partito così unito? Anche durante le primarie e in campagna elettorale? Io, no. Ma alla mia età, forse, non ci si vede tanto bene …
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| 24/11/2015 |
Elena Ferrazzi |
Di ritorno dal funerale di Valeria Solesin
In un momento di gran dolore, di fronte ad atrocità insensate mi chiedo come insegnante cosa dovremo fare per contrastare la paura e le risposte facili, che spesso tralasciano il fatto che è l’ingiustizia e la povertà la causa di molte sofferenze.
Allora penso che dovremo chiedere più spesso ai nostri alunni in classe “tu che ne pensi“, rendendo più partecipate e più coinvolgenti le nostre lezioni, arricchendole dei loro pensieri.
Cerchiamo di appassionare i nostri ragazzi con una cultura vissuta, con argomenti che attingano pure alla nostra contemporaneità, creando legami, interpretazioni, pensiero critico. Facciamo che tutti possano esprimersi, troviamo spazi in cui i nostri alunni possano parlare di sé, delle emozioni e delle relazioni tra loro.
Discutere, aiutarli a demolire preconcetti, a disgiungere, a distinguere il falso dal vero, a capire perché si è arrivati a questo punto, a interpretare con lucidità la complessità del nostro tempo.
In questo momento di guerre diffuse, di atti di terrorismo che colpiscono ormai ovunque nel mondo, e pure così dolorosamente da vicino, la risposta di noi insegnanti sta ancora una volta, nella nostra capacità di “fare cultura”, di mediare tra le diverse espressioni, di capire e di provare rispetto ed empatia, di trasmettere fiducia e solidarietà l’uno verso l’altro, di aiutare i nostri alunni a essere attivi e partecipi per fare dei luoghi vissuti dei posti migliori. |
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| 22/11/2015 |
Nikola Savic |
Al mio partito:
Il Partito Democratico
Oggi, sedici di novembre 2015, con la mente ancora sconvolta dagli avvenimenti Parigini, mi ritrovo ricurvo sulla mia scrivania a tradurre in parole il groviglio di sentimenti e di idee che mi affliggono.
In questi giorni penso spesso a Mazzini. Lo vedo esule, ammantato di nero, che si muove per città straniere, oberato dal mal di denti, precario, solo. |
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| 22/11/2015 |
Marco Michieli, segretario Circolo PD Lido |
Quaestio
Mi domandavo una cosa. Da bozza del regolamento congressuale quando si parla di elettorato attivo e passivo si dice:
"Nei congressi di Circolo hanno diritto di voto tutti gli iscritti 2014 previo il rinnovo dell’iscrizione per l’anno 2015 fino al termine delle operazioni di voto e i nuovi iscritti 2015 registrati all’Anagrafe metropolitana entro il 31/12/2015. Gli ulteriori nuovi iscritti 2015 possono partecipare ai congressi di circolo con diritto di parola e non di voto. Possono candidarsi per essere eletti negli organismi o farsi delegare alle assemblee tutti gli iscritti 2014 previo il rinnovo dell’iscrizione per l’anno 2015 fino al momento dell’apertura del congresso di circolo e i nuovi iscritti 2015 registrati all’Anagrafe metropolitana entro il 31/12/2015. Possono sottoscrivere le candidature e le liste ai vari livelli solo gli iscritti in possesso della tessera 2015. Coloro che siano iscritti sia ad un circolo d’ambiente che ad un circolo territoriale esercitano le proprie prerogative congressuali esclusivamente nel circolo d’ambiente".
Ora mi domando. Perché non chiudere tutto il 31/12? Perché c'è un termine al 31/12 per le iscrizioni 2015 e tuttavia quelli che avevano la tessera nel 2014, ma che non hanno rinnovato per il 31/12, possono comunque rinnovare nel giorno del congresso di circolo? Posso capire la logica di non far votare i neo iscritti post 31/12, nel timore di inquinare il congresso (anche se in realtà comunque potrebbe accadere), ma non dovrebbe valere lo stesso discorso per coloro che si erano iscritti nel 2014, che non hanno rinnovato per il 31/12 e sui quali potrebbe pesare comunque l'accusa di inquinare il congresso?
Per me sarebbe stato meglio stabilire che chi si iscrive per il 31/12 vota, gli altri no. Anche perché a questo punto non capisco il senso di assillare i circoli con il tesseramento (certo per avere un'idea dei numeri), quando alla fine se non mi iscrivo per quella data, ed ero iscritto nel 2014, nulla mi cambia perché comunque posso iscrivermi il giorno del congresso.
Bah! |
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| 15/11/2015 |
Cino Casson |
La felicità, no!
Letterina aperta
a Matteo Renzi
Caro Presidente del Consiglio (e segretario del mio partito) sono - e resto anche se con non poche perplessità - un tuo sostenitore. Umanamente non mi piaci molto, mi piace poco il tuo "bullismo" e ho una grande simpatia per i gufi, ma condivido molte delle battaglie che hai intrapreso per tentare di rendere l'Italia un paese che funzioni.
Magari potresti farlo, qualche volta, con maggior garbo, ma mi convince la tua volontà di batterti contro le grandi e piccole corporazioni (non "caste", concetto estraneo alla cultura italiana) che hanno sempre impedito al nostro paese di stare almeno alla pari degli altri grandi paesi europei.
Non mi è dispiaciuto il modo con il quale hai cercato di ricondurre i sindacati al loro ruolo costituzionale (Titolo III, Rapporti economici); oltre a tutto sindacati diretti da mediocri e, a volte, anche truffaldini, straordinariamente arretrati nell'analisi sociale.
Apprezzo il tentativo - non so quanto ci riuscirai - di riformare la Pubblica amministrazione, introducendo criteri meritocratici e ristabilendo, sulla base del merito, il rispetto del principio di gerarchia. Anche nella scuola. Certo, la "buona scuola" non affronta il problema vero, i contenuti, la didattica, si riduce a una "sanatoria" per i precari: pochino.
Non mi sento di rimproverarti per aver fatto approvare anche provvedimenti che poco hanno di "sinistra". Per chi non se ne fosse accorto, il governo che presiedi non è un monocolore PD; c'è anche una parte della destra e, in una coalizione, ciascuno deve avere la sua libbra di carne. L'articolo 18 e i 3000 euro in contanti sono due fettine di salame.
E anche un po' di freni alla pretesa della magistratura di occuparsi non solo dei "reati", ma dei "peccati", mi pare apprezzabile, come tutte le azioni che tendono a riportare ciascuno a fare il suo mestiere. Che, nel caso dei magistrati, è indagare, non origliare.
"Sutor, ne ultra crepidam!": il ciabattino si occupi di scarpe, il magistrato di delitti, il sindacalista di contratti, il pubblico funzionario di dare un servizio ai cittadini.
Le riforme istituzionali non sono granché; l'Italicum è una legge elettorale mediocre, ma sempre meglio (ci voleva poco) del Porcellum o di quell'aborto inapplicabile che era residuato dall'improvvida sentenza della Corte Costituzionale; la riforma del Senato è piuttosto pasticciata, ma, almeno, eviterà il rimpallo delle leggi da una camera all'altra, in genere peggiorandole ad ogni passaggio. Certo, a me sarebbe piaciuto che scomparissero le candidature plurime e il pessimo voto di preferenza, sono un sostenitore dei collegi uninominali ... ma in questo Parlamento non c'era una maggioranza disposta a votarli.
Ti perdono, anche se mi costa molto, l'aver ripescato dall'oblio dove era meritatamente finito, il Ponte di Messina; in fondo lo collochi in una prospettiva talmente lontana e improbabile, che resterà nel modo dei sogni (o degli incubi).
Però l'ultima tua "uscita", no, non te la posso far passare.
Hai parlato di "felicità", accusando la nuova "Sinistra italiana" di non amarla.
Ci mancherebbe altro. E, francamente ... Fassina come "testimonial" di felicità non ce lo vedo proprio ...
La felicità è una questione assolutamente privata, ciascuno ha una "sua" felicità da conseguire; la politica si deve occupare del benessere, della sicurezza, dell'equità. La politica deve garantire ai cittadini, come dice la Costituzione, "una esistenza libera e dignitosa". Non "felice".
No, caro Renzi, non desidero che tu ti occupi del mio essere felice o infelice, non voglio che tu ti assuma questa responsabilità: ci voglio pensare da me.
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| 17/10/2015 |
Marina Rodinò |
Martedì 13 ottobre la Camera ha approvato la nuova legge sulla cittadinanza: 310 voti a favore, 189 contrari ed 83 astenuti.
Via libera dunque allo “Ius soli temperato”e allo “Ius culturae”, le due nuove modalità per l’acquisto della cittadinanza italiana da parte dei minori stranieri.
Questa terra è la mia terra!!!!!!
Sono contenta per Aia e per Walid, così come per Kevin e per Roman ed ovviamente per molti altri. Ma questi sono i bimbi che fino dall’asilo sono cresciuti al lato del mio bambino. Mi ricordo un’acqua alta eccezionale un tardo pomeriggio autunnale, mentre tornavamo dal McDonald sulla Strada Nova dalla festa di compleanno di Walid, con i nostri bambini sulle spalle, erano così piccoli che gli stivali non bastavano a proteggerli dall’acqua, e poi ci sono stati i pomeriggi in cui Roman restava a giocare da noi perché sua madre lavorava fino a tardi, e quelli in cui invece sua madre che qui faceva la donna di servizio, ma nel suo paese d’origine era ingegnere, spiegava la matematica in modo divertente a tutti i bambini in campo.
Verso la seconda elementare grazie alle capacità di una mamma cantante lirica inglese, avevamo messo su un coro, come proposta da noi gestita per i pomeriggi dei bambini. Eravamo ospiti nel patronato di San Canciano ed il nostro percorso è stato quello di celebrare insieme tutte le feste del gruppo. Abbiamo festeggiato l’islamica Id al-adha, poi San Martino, poi Hanukkah e poi ancora Natale… un’annata prodigiosa per i nostri ragazzi che sono passati da una canzone all’altra, da una storia all’altra, da un dolce all’altro, ognuno forte della sua tradizione religiosa e culturale famigliare, ma tutti ugualmente bambini veneziani della scuola elementare Giacinto Gallina di Cannaregio.
Erano tutti veneziani, tanto quelli di famiglie italiane da secoli, quanto Walid nato solo qualche anno prima in Italia da genitori egiziani, quanto Roman arrivato in Italia a 5 anni dall’Ucraina, tanto Kevin nato in qualche angolo della Cina ed anche il mio che per un problema burocratico fino a quasi 4 anni aveva il visto di soggiorno rinnovabile in questura... nella fila degli extracomunitari!
Da avantieri sono orgogliosa del mio paese che ha fatto un passo in avanti nella definizione di una società più giusta e che ha abbracciato tutti questi ragazzi, che sono nostri ragazzi e nostri concittadini.
C’è una ventata di aria pura nelle nostre strade, c’è il senso di una parità di diritti e di giustizia sociale.
Si poteva fare meglio e di più? … senz’altro e con il tempo si farà, intanto abbiamo cambiato storia e mentalità cosa che in precedenza non era stato possibile neanche supporre, la sensazione è che si comincia per davvero a frantumare barriere e non solo architettoniche.
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| 27/09/2015 |
Giuseppe Tattara |
Le crociere a Venezia attraverso Marghera.
Un progetto contro la Città
Il sindaco Luigi Brugnaro ha rilanciato il progetto di far arrivare le grandi navi da crociera alla Stazione Marittima di Venezia, facendole entrare dal porto di Malamocco, percorrere il canale dei Petroli, il canale Vittorio Emanuele per farle poi attraccare alla Stazione Marittima. A questa proposta ha immediatamente aderito il presidente dell’Autorità Portuale, e la stessa ha trovato appoggi tra i politici e i sindacalisti. Si tratta di una soluzione tecnicamente complessa, distruttiva per l’ambiente e priva di qualsiasi senso economico. Limitandomi a quest’ultimo aspetto, il progetto porterebbe a un drastico ridimensionamento della crocieristica a Venezia e a una perdita netta di occupazione e di ricchezza. ... leggi tutto |
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| 20/09/2015 |
Marco Stradiotto |
Rendere Conto
Credo che in politica, così come nella vita e nel lavoro, sia indispensabile rendere conto di quanto si è fatto e di quello che, magari, non si è riusciti a portare a termine.
Come Segretario dimissionario del Partito Metropolitano di Venezia sento quindi il dovere di rendere conto dell’attività svolta: quasi 2 anni di lavoro che vanno raccontati sia per le cose positive che negative proprio per fare in modo che diventino patrimonio ed esperienze di tutto il PD e possano essere utili anche per il futuro.
Analizzare quello che ha e non ha funzionato è importante proprio per consegnare alla futura Segreteria tutti gli elementi e le esperienze necessari per ripartire nel modo migliore. ... leggi tutto |
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| 20/09/2015 |
Pier Luigi Olivi |
Non nel nostro nome
16 settembre 2015 -
Il senatore leghista Calderoli paragonò l'ex ministra Cécile Kyenge a un "orango". Negato il via libera a procedere per istigazione al razzismo, solo diffamazione.
Untermensch: “parola tedesca per sub-umano, è un termine dell’ideologia razzista nazista utilizzato per descrivere i “popoli inferiori”, specialmente “i popoli dell’est”, cioè gli ebrei, gli zingari, polacchi, serbi e altri popoli slavi come bielorussi, russi, e ogni altra persona che non fosse di “razza ariana”, secondo la terminologia nazista contemporanea.”
"L’orango del Borneo (Pongo pygmaeus) è una scimmia ominide, endemica del Borneo. Gli oranghi trascorrono la maggior parte della vita sugli alberi, perché le loro zampe non sono adatte a camminate sul terreno. L’orango è un animale capace di relazionare molto bene con l’uomo. Riesce ad apprendere dal comportamento dell’uomo ed è in grado d compiere azioni simili ad esso (piantare chiodi, tagliare un pezzo di legno con la sega…) anche solo osservandolo.”
Con il loro voto i parlamentari del PD, il mio partito, hanno salvato Calderoli dal processo per razzismo.
NON IN MIO NOME
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| 20/09/2015 |
Alessandro Moro |
"Gli affari sono affari"
Le scosse nel centrosinistra veneziano e nel PD sono ormai misurabili ai gradi alti della scala Richter. Ma quelle di avvertimento hanno almeno 12-15 anni (come sul piano nazionale ed europeo, del resto).
Sconfitta alla Provincia nel 2009, poi al Comune ieri, assieme alla rovinosa débacle veneta: quelle più evidenti. Le scosse di questi giorni (apparentemente) attorno alla portualità e alla crocieristica. Dietro la tenue apparenza, è molto vistosa la corsa di autorevoli (?) esponenti del PD veneziano e veneto ad accreditarsi presso il Sindaco Brugnaro (e il Presidente Zaia), dando loro velocemente ragione su quasi tutto e prefigurando un “partito della città” trasversale in rapida costruzione. ... leggi tutto
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| 13/09/2015 |
Marina Rodinò |
Le parole della Moretti
I chiarimenti di Ferrazzi
L'invito accolto dal Senatore Zanda
ed esteso a tutti i veneziani
È necessario chiudere al più presto la partita ‘grandi navi’. Alessandra Moretti consigliere PD della regione Veneto –
E come PD dobbiamo fare nostro un processo costante di democrazia partecipativa, Marina Rodinò coordinatrice circolo PD di Cannaregio
“E’ arrivato il momento di trovare una soluzione definitiva che tuteli in primis la città, il suo delicato equilibrio ambientale e il suo patrimonio storico-artistico, ma anche l'indotto occupazionale e il comparto produttivo che investe non solamente la nostra regione ma tutto l'Adriatico”.
Credo che noi come partito Democratico su questa dichiarazione della nostra consigliera regionale Moretti, siamo tutti d’accordo.
I dilemmi sono comunque e sempre due, da una parte stabilire quale soluzione sia la più idonea per il raggiungimento del fine previsto e la seconda è come arriviamo a decidere insieme il cammino possibile da proporre al governo del nostro paese, come Partito Democratico di Venezia.
Quando dico insieme, intendo che per noi del PD, il costante processo di democrazia partecipativa deve essere la metodologia che il nostro partito usa per coinvolgere gli iscritti ed in generale la città così da rendere più forti e condivise le decisioni prese.
Una prassi democratica deve essere quella di informarci ed informare i nostri concittadini, dibattere senza la pretesa di aver ragione a tutti i costi e poi avere il coraggio di confrontarci in modo laico e senza ideologie ed alla fine decidere anche a maggioranza.
Il capogruppo del PD al comune Ferrazzi, ci chiarisce telefonicamente, che le sue dichiarazioni non volevano in assoluto favorire in specifico una possibilità rispetto ad un’altra, piuttosto chiedere in modo perentorio al governo di valutare celermente tutte le proposte e decidere. Perché quello che questa città non può ulteriormente sopportare è l’ingessatura e l’immobilismo.
Tra l’altro vorrei suggerire che se perdiamo, come narra la Moretti, passeggeri (ma poi è davvero un problema per la nostra povera città?) questo si deve anche al fatto che non c’è una politica d’accoglienza di qualità: arrivano in un aeroporto faticosissimo con tratti all’intemperie dove trascinare valige e bagagli vari, li riceviamo in luoghi impraticabili per la mole di gente che vi transita, offriamo servizi igienici scarsi ed inadeguati, i trasporti sono sovraffollati, gli facciamo pagare cifre esorbitanti per le bottigliette d’acqua e non parliamo di tanti ristorantini approsimativi nella qualità ed esorbitanti nel costo, etc., etc.
Quindi valutiamo questa problematica nella sua complessità, se facciamo un discorso serio….
E per poter arrivare a decidere insieme, cominciamo ad ascoltare con serenità, senza preconcetti e senza partiti presi, le varie possibilità fino ad ora proposte. In questo senso invito tutti a partecipare venerdì 2 ottobre alla Sala San Leonardo alle 17,30 ad un incontro con il senatore Luigi Zanda capogruppo del Partito Democratico, per conoscere i contenuti, le motivazioni e le ragioni della sua lettera inoltrata in agosto ai ministri dei beni culturali, delle infrastrutture e dell’ambiente proprio sul tema delle grandi navi. |
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| 15/07/2015 |
Alvise di Cannaregio |
Ecco il grande punto: chi è davvero rappresentativo? di chi poi?
Grazie per avermi fatto conoscere la bella iniziativa.
Avere un sito sta diventando sempre più importante per chi opera nel tessuto sociale della città. Mi pare molto ben fatto e i temi sono "veneziani" sia per quanto riguarda la cultura che la vita stessa di noi abitanti.
Mi trovi in un momento particolare... le vicende della politica veneziana hanno provato alquanto tutti noi, delusione e amarezza per tante cose che potevano essere e non furono... ma anche fastidio, si fastidio per questioni che hanno immiserito e fatto si che il già scarso interesse per la politica diventasse ancor più scarso.
Felice Casson ha deluso un po'... ma tant'è, del senno di poi ….
Non parliamo poi delle diatribe interne a coloro che volevano porsi all'estrema sinistra... denunce, espulsioni, quasi si sono picchiati... senza essere rappresentativi di nulla... e di nessuno...
Ecco il grande punto: chi è davvero rappresentativo? di chi poi?
Chi siamo davvero noi Veneziani: un gruppetto di bottegai insensibili se non al denaro? Un gruppetto di sognatori che ancora spera di andare in giro solo a remi? Un po' di vecchietti brontoloni e intolleranti? o forse tutto questo insieme?
Perchè poi noi non siamo i Mestrini, che di problemi ne hanno altri... Come si diceva tempo fa insieme, se chi abita a Ca' Farsetti non si rende conto che a Mestre il degrado sociale è diventato la massima emergenza, il problema verrà preso in carico da una certa destra... e così è stato. |
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| 02/07/2015 |
La Redazione |
Una Giunta lontana dal nostro territorio.
La città più bella del mondo priva di qualunque rappresentante nella Giunta Brugnaro. L'unico che si dichiara residente nella città storica, Paolo Romor, ha assunto il ruolo di prosindaco del Lido, operando una scelta che lo porta lontano dai problemi veneziani.
A Venezia un solo consigliere delegato, Giovanni Giusto, peraltro in un ambito settoriale quale le tradizioni, che non può abbracciare l'insieme dei problemi della città. Privilegiati addirittura assessori che provengono da altri luoghi della Provincia piuttosto che veneziani.
Scelte incomprensibili che testimoniano la lontananza dal Centro Storico veneziano di una compagine che, per stessa ammissione del suo sindaco, è fatta di yes-men. |
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| 30/06/2015 |
Emanuele Rosteghin |
La sconfitta sociale e politica del Centro Sinistra a Venezia merita una profonda riflessione. Obbliga a guardare con occhi attenti e nuovi la nostra Città, per capirne il cambiamento e le esigenze, indispensabili chiavi di lettura per poter ripartire. ... leggi tutto |
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| 30/06/2015 |
Matteo Montagner |
Il PD deve riallacciare un rapporto con la Città e avere il coraggio di rompere vecchi schemi per aprirsi davvero a energie nuove. ... leggi tutto |
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