A parte che ….

di Marina Rodinò

La notte del 20 luglio del 1969 l’uomo mise piede sulla luna. Me lo ricordo bene, anche se ero una ragazzina, mi ricordo di quella lunga attesa notturna e poi mezzo insonnoliti e storditi noi del pianeta terra, eravamo tutti lì, insieme agli astronauti. Io ho pensato che fossimo padroni dell’universo, che il futuro fosse tutt’uno con il presente e che i limiti del tempo e dello spazio fossero stati oramai superati.

Personalmente vivevo quella notte, in un angolo del pianeta con una dittatura fascista, ma devo dire che non ne avevo molta consapevolezza, Francisco Franco sarebbe morto alcuni anni dopo e la mia coscienza sociale si sarebbe messa a fuoco più avanti.

In quell’estate del ’69 vedevo la gente andare al lavoro come sempre, programmare le domeniche in spiaggia a Barceloneta o a Bagatel, pensare a come rinnovare il salotto e alle altre piccole questioni della vita. Il 26 dicembre del 1970 si sarebbe concluso il processo di Burgos con la condanna a morte di sei dei processati, nel marzo del ‘74 sarebbe stato “garrotado” il ventiseienne  Salvador Puig Antich; ma apparentemente si continuava il tran tran di sempre senza particolari perturbazioni.

Ieri sera qualcuno mi ha detto che è un’esagerazione paragonare il momento che stiamo vivendo  con una situazione fascista o prefascista che sia, “Le persone” mi spiegavano “Non si occupano di queste cose, vogliono solo lavorare, pensare alle vacanze e decidere come cambiare il salotto e tra l’altro lì nei paesi dove la Lega governa amministra bene…”

A parte che bisogna sempre pensare a quelli che queste cose non possono farle, ai ragazzi che magari lavorando 12 ore al giorno non possono vivere dignitosamente, pagarsi una casa, avere un figlio. A parte che uno dovrebbe guardare oltre i nostri sacri confini verso cui si dirigono comunque, lo vogliamo o no, masse di disperati. A parte che se uno ha un figlio disabile vede drasticamente diminuire gli aiuti per garantirgli il diritto allo studio. A parte che se uno ha un genitore anziano in difficoltà fisiche ed economiche non sa dove sbattere la testa. A parte che se sei Rom o Sinti  ed abiti a Vigonovo ti schedano i figli a scuola ( anzi no questo l’hanno momentaneamente sospeso). A parte che abbiamo il “codice Rosso” ma non è grave che il ministro dell’Interno ti chiami sui social “Zecca Tedesca”. A parte che è solo divertente che ci siano giornali con titoli come “Vieni avanti Gretina”.

A parte che vorrei che il nostro partito avesse chiara un’identità che si esprime con una progettualità dettagliata e concreta e con una visione a lungo termine, perché la rincorsa degli altri e l’intervento sull’onda delle emozioni non può essere l’unica proposta. A parte che vorrei non fossimo come sotto Silla e Mario con le vendette incrociate. A parte che vorrei cominciassimo con il chiarire cosa vuol dire oggi riformismo.

A parte che forse se chiudiamo forte gli occhi riusciamo a tornare a quella notte del ‘69, possiamo vedere da lassù il nostro bel pianeta azzurro e forse questa volta le cose saranno diverse.

Il tesseramento realizzato i giorni 15/16 e 17 luglio è stata partecipato ed abbiamo parlato con chi è venuto di tante cose, chi vuole rinnovare la tessera ci contatti al  3755516406.

Rinnovo l’invito inoltre a tutti coloro che vogliano condividere un loro scritto, di inviarlo a questa email e provvederemo a diffonderlo.

Coraggio andiamo avanti.

Marina

Accludo una canzone del 1968 del cantautore catalano Lluis Llach:  “L’estaca”

Il Palo

Il vecchio Siset mi parlava di buon’ora sul portone mentre aspettavamo il sole e vedevamo passare i carri

Siset, non vedi il palo al quale siamo tutti legati?

Se non riusciamo a liberarcene non potremo mai camminare

Se tiriamo tutti insieme cadrà e non può durare a lungo di sicuro cade, cade cade già dev’essere ben corrosa.

Se io tiro forte di qui e tu tiri forte di là, sicuro che cade, cade, cade e potremo liberarci

Però, Siset, è già passato molto tempo e le mani mi si stanno scorticando e quando mi manca la forza diventa più spesso e più grande.

 Lo so bene che è marcio ma il fatto, Siset, è che pesa tanto che a volte le forze mi abbandonano

Tornami a ripetere la tua canzone

Se tiriamo tutti insieme, cadrà e non può durare a lungo di sicuro cade, cade cade

già dev’essere ben corrosa

Se io tiro forte di qui e tu tiri forte di là, sicuro che cade, cade, cade e potremo liberarci

Il vecchio Siset ormai non dice niente se l’è portato via un vento cattivo lui sa verso dove ed io sono ancora sotto il portone

E quando passano i nuovi ragazzi Alzo la voce per cantare L’ultimo canto di Siset, l’ultimo che mi insegnò

Se tiriamo tutti insieme, cadrà e non può durare a lungo di sicuro cade, cade cade già dev’essere ben corrosa

Se io tiro forte di qui e tu tiri forte di là, sicuro che cade, cade, cade e potremo liberarci.

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