La terra è di tutti

– di Marina Rodinò –

Ho voluto passare il fine settimana ricercando e rileggendo articoli e documenti su quello che fu la proposta Minniti, vorrei qui ricordare che il piano fu presentato nell’estate del 2017 ed il governo che lo sosteneva finì ai primi di marzo del ‘18… quindi fu in qualche modo attivo in varia guisa per meno di 8 mesi. Il piano prevedeva il controllo dei flussi migratori e le misure d’accoglienza e d’integrazione in Italia. Personalmente faccio parte di una famiglia multietnica ed ho profonda considerazione del principio che “La terra è di tutti”. Dico queste cose perchè vorrei fosse chiaro che mi sento di affrontare la problematica in modo ampio e spero pacato. Sono poi anche cosciente che l’arrivo negli anni, di gente di ogni dove, con il loro bagaglio di culture diverse e di disperazioni e speranze varie, ha definitivamente alterato il nostro panorama da italiani, dove nella “placida terra di Enea” vivevamo tra noi e prendendocela al massimo con i “terroni” nostrani. Inoltre aggiungiamo a tutto questo la crisi economica oramai endemica che mette a dura prova la dignità di vita di tanti nostri compaesani che sono quelli che vivono in zone dove la convivenza, spesso forzata, con gruppi ancor più o altrettanto disperati è fonte di timori e difficoltà…poi ci siamo noi con la famosa questione: e il PD? Ecco è per questa ultima inquietudine che vi scrivo. Vorrei che noi provassimo una sorta di “PD pride”, si perchè non è che tutto quello che abbiamo portato avanti in questi anni, anche con il nostro appoggio al governo precedente è stato tutto un disastro. Mi metto allora a riflettere su quanto segue: quello che Minniti e Gentiloni hanno proposto non aveva per davvero nulla a che fare con quello che sta realizzando il governo attuale. Non solo ne variano le forme, ma anche le motivazioni, la strategia e le finalità.

Vorrei riprendere alcuni temi:

1)    La metodologia del piano Minniti prevedeva una costante mediazione e un costante coivolgimento di entità diverse…da soli non si va da nessuna parte e soprattutto solo andando a piccoli passi insieme si arriva  ai grandi passi dell’umanità… Allora cominciamo a mettere in ordine i vari passaggi: Frontex, Eunavformed-Sophia, delegazione UE in Libia, Eubam, Unhcr, tutti per contrarrestare il traffico delle vite, nonchè vigilare sulla violazione dei diritti umani in Libia, oltre a questi organismi internazionali era poi previsto un importante coordinamento sinergico in Italia tra Regioni, enti locali, terzo settore per l’inserimento di coloro che erano già qui o che giungevano.

2)    Gli organismi internazionali dovevano farsi carico di assistere, nonchè controllare, la Libia nel suo ruolo di controllo dei flussi. Il governo libico con cui si sono sanciti accordi era quello riconosciuto dall’ONU e si doveva impegnare nella sorveglianza marittima con il riscatto e salvataggio di naufraghi, e soprattutto a sviluppare interventi contro il traffico degli esseri umani. In parallelo si aprivano corridoi umanitari, si avviavano iter per gli ingressi legali con interventi in Ciad e Niger attraverso equipe multistituzionali internazionali…..

3)    Si avviava il famoso protocollo di regole comuni con le ONG che chiedeva di rispettare prassi che non favorissero i trafficanti, ma che consentivano comunque di intervenire nei salvataggi e permettevano trasbordi in caso di pericolo, era prevista la possibile presenza di polizia giudiziaria sempre per indagine sui traffici, inoltre prevedeva che i naufraghi fossero portati al sicuro in un porto italiano dove venivano identificati e registrati e poi si proponeva che venissero istradati verso i paesi delle nazionalità di origine delle ong che erano intervenute nel salvataggio…così si cercava di superare il famoso trattato di Dublino (ho lavorato per quasi tutta la mia vita nelle ong e noi rivendicavamo che i nostri progetti di cooperazione fossero parte della politica estera del nostro paese)

4)    In Italia cosa accadeva, innanzi tutto venivano istituiti in ogni capoluogo di provincia sezioni specializzate nei tribunali per considerare accuratamente, ma anche in modo efficace e rapido la situazione dei richiedenti asilo, in modo da garantirne il diritto alla protezione internazionale ed alla libera circolazione. Alle decisione del tribunale ci si poteva comunque appellare in altra istanza..ed alla fine era previsto eventualmente il rimpatrio per chi non aveva i requisiti per l’asilo politico e/o umanitario.

5)    In italia si doveva avviare una politica volta a garantire i  diritti di chi accoglie, ma anche di chi è accolto. Per iniziare, si doveva terminare con le esperienze dei megacentri di accoglienza, dando sempre più spazio agli Sprar ( abbiamo ascoltato nel nostro circolo l’esperienza del piccolo comune di Gioiosa Jonica ), poi corsi obbligatori e seri di lingua italiana, formazione o riqualificazione del lavoro, accesso al sistema sanitario nazionale ( previsto per altro dalla nostra Costituzione) una politica per l’abitazione una volta usciti dagli Sprar, promozioni di incontri e dialogo religioso e culturale per contrastare il razzismo e l’islamofobia. E chi decideva di vivere qui doveva impegnarsi a rispettare la nostra Costituzione. Tutte cose finanziate dalla UE..che quindi c’era!!

Criticità? Tante, la situazione libica instabile e controversa…ma con il piano per la prima volta in quel paese entrò l’ONU,  la risposta UE..lenta  e “micragnosa politicamente”come sempre. etc etc

Speranze? Tante, era un cammino ed una strategia ampia, ma sostanzialmente quasi non partì.

La problematica in Italia? Esiste, anche se non così grave come ci dicono

Le affinità tra Salvini e Minniti ? solo l’espressione “Controllo dei flussi” e proprio basta

Salvini e Di Maio portatori di politiche di destra xenofobe e razziste

La proposta Minniti  trovo invece fosse un tentativo con una visione sociale, internazionalista e di sinistra di governare una crisi (pur con tutte le criticità che c’erano)

Noi? Dovremmo essere consapevoli che un tentativo positivo era stato fatto e non restare in silenzio ad orecchie basse mentre ci dicono che siamo come Salvini….cerchiamo di avere un po’ di coraggio.

Ci resta ancora da capire cosa, noi come Partito Democratico a partire dai territori potremmo fare e tutto sommato alcune cose piccole e meno piccole insieme si possono portare avanti:

·      trovare canali per continuare a diffondere dei veri dati sulla presenza di migranti in italia (dalle riunioni pubbliche, alle chiacchiere al bar o alla cassa del supermercato, passando dai social etc)

·      promuovere esperienze concrete nel senso dell’integrazione e accoglienza in tutti gli spazi pubblici: municipalità, comuni e regioni da noi amministrate.

·      creare una rete nei territori, tra il nostro partito, le associazioni, le organizzazioni, le scuole, i cittadini per promuovere il famoso piano lingua/formazione/ ospitalità di piccoli gruppi con dignità ( e molte cose già ci sono)

…non rassegnandoci mai all’attuale situazione e denunziando tutti gli abusi, ed ovviamente anche manifestando con chi ha questo stessa visione in strada ed altrove.

E voi cosa ne pensate? 


“Questa terra è la tua terra” di Woody Guthrie

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