sognare fabbricare vedere immaginare

Immagine, immaginare, sognare… questa è l’essenza della nostra città. Una città dove l’immagine è determinante. Non si riflettono le immagini della vita nell’acqua che ci circonda? Non è la nebbia elemento che altera e deforma le immagini stesse? Per quanto riguarda l’immaginazione poi siamo veramente al top, chi poteva immaginare una città di pietra tra acqua e sabbia? Chi poteva supporre merletti di filo, vetro e marmo tra un isola e l’altra? E poi resta la forza di sognare: ha sognato così forte Marco Polo da trovare la via per l’oriente, hanno sognato cosi futuristicamente i fratelli Zen da arrivare in America un secolo prima della sua scoperta, sogniamo noi tutti di vivere  in una città vera e forse ce la faremo a ritrovarla…
Ma intanto ieri mattina sono stata con Pierluigi Olivi a visitare un luogo d’immagine, illusione e sogno per eccellenza.

Qui a Cannaregio a pochi passi da noi in una calletta dietro il bacaro “La Vedova”, c’è un monoblocco dove ha sede “la Fabbrica del Vedere” che per citare la loro pagina web “…è uno spazio in cui si approfondiscono i temi dell’immagine in movimento, dal cinema sperimentale al video d’artista. È un luogo di studio e di visioni, in cui si discutono le idee del presente e si possono mettere alla prova sistemi di riproduzione antichi.
È una vera fabbrica perché è stata fondata per lavorare, con lo sguardo e coi pensieri. Situata a Venezia in Calle del Forno, La Fabbrica del Vedere è costituita da un luogo d’incontri, esposizioni e workshop, e – al piano superiore – da videoteca, biblioteca e deposito dei materiali (incisioni e stampe, fotografie e pellicole, nastri magnetici e codici digitali e relative apparecchiature) che testimoniano quello che Gian Piero Brunetta chiama “il volo dell’icononanuta”. La sede ed i materiali sono visitabili e consultabili su appuntamento.”

Carlo Montanaro il suo curatore ci riceve e ci fa girare tra stanzette stracolme di video e cassette, libri sul cinema, macchine fotografiche di tutti i tempi. Veramente affascinante, luogo magico dove è racchiusa parte della storia di questa città e non solo.
Carlo ci fa vedere un documento dove sono riportati i nomi ed i dati sui cinema che erano parte della vita della città.
Negli anni 20 quando Venezia centro aveva circa 175.000 abitanti, in città c’erano 120 sale cinematografiche… si 120 sale e salette dove  i veneziani di ogni censo e ceto si assiepavano per vedere ed immaginare le vite, loro e degli altri.
Ed ora arriviamo a noi, quelli che frequentano il circolo Anita Mezzalira/Franca Trentin Baratto, bene in questo nostro stanzone c’era tra il 1909 ed il 1910 una sala con il nome di “Cinema Orientale” chiamato anche Salone Colombo ed era gestito ( sicuramente nel 1911) dal signor Ernesto Meneghetti, successivamente la nostra stanza divenne il Cinema Tripoli, gestito da Ettore Veronese,  e ne restano tracce nella pubblicistica d’epoca fino agli anni 1923/1924.
Quindi quando in qualche sera clandestina proiettiamo film contro la parete del fondo, non facciamo che perpetuare una storia che dura da cento anni.
Quindi quando appassionatamente ci riuniamo per discutere e sognare un mondo, una città ed un partito migliore lo facciamo nel luogo assolutamente più indicato.

A pochi passi c’era il cinema Santa Sofia, poi divenuto Progresso. In questo cinema fu girata nel 1972 qualche scena del film “Chi l’ha vista morire” di Aldo Lado con musiche di Ennio Morricone. Queste immagini oltre all’insegna sono rimaste le uniche  memorie di questo cinema.
cinema_progresso_2

Lascia un commento