La nostra vita fra Exodus e Aquarius

di Marina Rodinò – Il 20 giugno è la giornata mondiale del Rifugiato che l’ONU celebra dal 2000. In questi giorni è complicato affrontare questo tema, c’è chi pensa che il “buonismo” della sinistra è stata causa di questo scivolamento verso una destra estrema e xenofoba. Ma se dobbiamo analizzarci e riproporci è necessario valutare le criticità parallelamente alle nostre proposte. Io mi permetto di scrivere pensieri in libertà e se qualcun altro vuole sommarsi pubblicheremo il tutto nei nostri social.

Sicuramente il problema c’è ed in particolare noi del centro di Venezia lo percepiamo in realtà molto relativamente dal momento che nel nostro quotidiano c’è una forte presenza  di lavoratori stranieri integrati (le badanti con i nostri anziani, i camerieri degli alberghi e dei ristoranti, i venditori dei banchetti, i ristoratori e pizzaioli, i falegnami, i muratori e le colf), uno stuolo, nel nostro caso, di lavoratori e lavoratrici che in maggioranza in regola con i requisiti di legge, pagano le imposte e sono assistiti dal SSN mentre i loro figli vanno a scuola con i nostri. Ma ben pochi di loro in realtà vivono qui in centro e dobbiamo riconoscere che malgrado il numero di quelli appostati sui ponti e vicino ai supermercati a chiedere elemosina, sia poca cosa, già questo ci disturba.

Allora come sarà il livello di fastidio ed anche preoccupazione di chi vive in zone dove invece la concentrazione di stranieri poco operosi e più disperati è maggiore?

Noi facciamo meno fatica ad essere più aperti all’umanità rispetto a quelli che vivono in zone dove nelle scuole i bambini italiani sono pochissimi, dove al piano di sopra vivono in 60 m2 15 stranieri, dove la sera la prostituzione e lo spaccio sono le principali attività si sopravvivenza per tutto un gruppo umano ai margini e privo di speranza.

Il punto da considerare però è anche un altro che tempo fa era emerso in un incontro dal titolo “Mare monstrum”  con Fondaco Europa. Quella sera era venuto fuori un dato davvero impressionante: nei prossimo 20 anni l’Europa diminuirà sostanzialmente la sua popolazione mentre l’Africa aumenterà di milioni di unità.  Cosa vuol dire? Che sarà ed è inutile cercare di bloccare i flussi per quanti fili spinati, muri e porti chiusi mettiamo in gioco. Come quella sera il nostro relatore disse “dobbiamo fare in modo che possano vivere con dignità a casa loro ed altrettanto dignitosamente dobbiamo inserire qui chi già c’è, perchè in realtà la generosità verso di loro è generosità verso di noi”

Allora vorrei dire alcune cose:

Definitivamente noi siamo diversi e non possiamo accettare posizioni da “celodurismo” a cui abbiamo assistito in questi ultimi tempi, è vero, per noi 10.000 clic non valgono una vita. Al di là degli articoli apparsi non posso non legare questa vicenda dell’Aquarius a quella dell’Exodus che tanto commosse la mia generazione con il bel Paul Newman.

Detto questo come PD però dobbiamo fare proposte concrete e complesse. Non è sufficiente solo sottolineare il “fascioleghismo” dell’attuale governo.

Dobbiamo proporre in modo concreto quali potrebbero essere le politiche di controllo dei flussi, la linea Minniti è stata tardiva e poi aveva la piccola criticità di non avere chiarissimo cosa accadeva realmente in Libia. Come integrare chi è già qui ? Ci sono esperienze virtuose, ma abbiamo avuto molta difficoltà a pensare ed applicare  soluzioni di reale integrazione ( piccoli gruppi, insegnamento obbligatorio della lingua, formazione per il lavoro etc etc), ricordo una sera in una riunione, in cui un iscritto di Mestre faceva presente che molti amministratori del PD si erano rifiutati di ricevere quote, anche se minime di profughi.

Come pensare a programmi di sviluppo nei paesi di provenienza? Questo è un tema che mi permetto di affrontare con certa sicurezza avendo lavorato in quell’ambito per 30 anni. Ci sono programmi sciocchi ed invece quelli che realmente producono cambiamento e sono tanti, non tutte le ong sono cialtrone; pensiamo ad esempio a quanto abbiamo fatto con l’Albania.

Per ultimo, ma non ultimo, le regole e la sicurezza, le leggi valgono per tutti e non si può vendere senza permessi, come non si può far lavorare sfruttando in nero. Un aneddoto, che casualmente abbiamo seguito, tra tanti: un ragazzo di 18 anni giunto qui da guerre e violenze africane, ospite di un centro di accoglienza nel veneziano, ha uno scatto violento di ribellione con i coordinatori del centro, viene chiamata la polizia e la soluzione è il ragazzo allontanato e messo in strada….ma che soluzione è? Non sarà l’origine di uno problema in più per la collettivita? Non c’erano strumenti per pensare ad altra soluzione? In realtà per concludere la soluzione si è trovata con una catena di solidarietà che ha trovato il modo di aiutare il ragazzo ed inserirlo in altra realtà…ma è statà umanità e volontariato e non può essere così, il tutto deve elevarsi a proposta politica.

 

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