Uniti verso il 2018

–  Siamo quasi alla fine di questo 2017, fossimo stati un secolo fa stavamo per entrare nell’ultimo anno di guerra, ma ancora non lo sapevamo, e piuttosto la battaglia tra il Monte Grappa ed il Piave imperversava.  Per il prossimo Natale tutto sarebbe finito e chi fosse sopravvissuto, dal fronte sarebbe tornato a casa, avendo superato le decimazioni, la morte e la paura nonché la febbre spagnola. Ma a fine anno del 1917 ancora non si sa nulla ed il futuro è incerto. Comunque i ragazzi tornati a casa nel 1918 ignoravano che dopo, nel corso della loro vita, avrebbero vissuto 20 anni di dittatura ed una seconda guerra mondiale.

    Ovviamente in questi cento anni non ci sono state solo tragedie e violenze, abbiamo scoperto il valore dell’antifascismo e della costruzione solidale del nostro paese, abbiamo aperto le nostre case alla liberazione del lavoro femminile attraverso l’avvento della lavabiancheria ed il frigorifero, abbiamo visto in diretta l’uomo arrivare sulla luna ed ovviamente tutto il resto.

    Stasera fine 2017 ci sentiamo un po’ spaesati  e ci sentiamo in un mondo che non capiamo totalmente e non abbiamo chiaro verso dove si vada. Dico un mondo che non capiamo perché in particolare la mia generazione, che è stata educata con l’idea di un mondo senza frontiere nell’era dell’acquario, non trova punti di riferimento tra la Brexit ed i separatismi di tutti i tipi, perché la mia generazione educata da quella precedente che aveva sulla sua pelle lottato per la libertà e la democrazia non poteva pensare che saremmo tornati a parlare di fascisti e populisti. Perché noi che eravamo per l’internazionalismo non potevamo pensare che nostra figlia ricercatrice a Parigi potesse morire oggi in un teatro sotto i colpi di un commando integralista islamico, né potevamo pensare che noi stessi saremmo rimasti impauriti e sgomenti davanti agli inarrestabili flussi di rifugiati.

    Ma così va il mondo o meglio così va in questo 2017, ed allora di fronte a questo sconcerto generale che fare? Bene, credo che più che mai in un periodo come questo bisogna rivalutare la partecipazione politica, a chi dice che  destra e sinistra sono uguali dobbiamo rispondere che noi siamo di sinistra e siamo molto diversi nella prassi, nei metodi e negli obbiettivi dalla destra, a chi spinge verso la destrutturazione dei partiti, dobbiamo dire che il nostro è un partito popolare e democratico, che ancora crede nel valore della partecipazione e della solidarietà, a chi spinge verso l’antipolitica dobbiamo dimostrare con la nostra testimonianza che crediamo nel valore della costruzione comune della polis e del buon governo, di fronte a chi sparge menzogne ed ingiurie, o se preferite fake news, noi non dobbiamo sentirci confusi né dare troppo peso, a chi solo si trincera nella negazione noi rispondiamo con la nostra capacità di affermare.

    Non è un momento facile, ma non dobbiamo aver paura di rompere tabù, ricordando che “ Il Pd nato al Lingotto non era solo fare una sintesi tra cattolici e progressisti ma per fare un partito tutto nuovo e davvero radicale nel suo riformismo” (Veltroni – Assemblea Partito Democratico 19/02/2017), un partito casa dei  riformisti sia socialisti che liberali.  Un partito che è il continuatore ed il custode di una storia epica, perché un partito senza storia è una “res nullius”. Ora il Partito Democratico pur conoscendo la storia delle differenze culturali e politiche dei ceppi di nascita è pronto a non viverne i conflitti,  e  punta ad un sistema di cambiamento della società basato su un riformismo che risponda in maniera diretta alle problematiche del nuovo millennio.

    Non so quindi cosa accadrà da ora in avanti, ma so che non dobbiamo abbassare la guardia e che ora è più che mai il momento di esserci. So che un partito riformista e progressista si costruisce insieme evitando cruente lotte interne, perché il nemico è fuori e perché sgretolarci tra risse ed accuse non serve certo a dare risposte di speranza per il futuro, e di questo sono certa.

   Inoltre vi ricordo che l’iscrizione al nostro partito termina il 31 dicembre del 2017. Come ultima nota vorrei esprimere solidarietà al Circolo di Castello che è stato estromesso dalla storica sede di via Garibaldi in forma direi tutt’altro che democratica, gesto che è simbolo di quest’epoca violenta e confusa e qualifica in modo negativo chi l’ha perpetrato e chi lo ha avallato.

Care democratiche e cari democratici Buon Anno e non abbiamo timore, andiamo avanti.

Marina Rodinò

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