Buoni e cattivi. E tutti gli altri.

di Cino Casson –

È ormai irrimediabilmente diffusa la convinzione che, per rispetto della democrazia, chiunque possa dire qualsiasi cosa gli passi per la testa su ogni argomento.

La massima di Wittgenstein “A proposito di ciò di cui non si può parlare conviene tacere” sembra un’eresia, un altro dei diabolici trucchi delle diverse “caste” per tacitare il “popolo sovrano”. Il principio liberale della libertà di parola è interpretato come la libertà di dire “parole in libertà”. Studiare, informarsi, riflettere prima di parlare è un vile ricatto dei “poteri forti” a danno della “gente”. La lingua deve essere più veloce del pensiero.

Questa premessa, quasi una “excusatio non petita”, per giustificarmi se esprimo qualche opinione su un argomento al quale ho dedicato scarsa attenzione e poche letture, quello dei cosiddetti “migranti” (e di tutti gli immensi problemi connessi).

Vorrei iniziare con una frase di Marzio Barbagli, sociologo non sospettabile di simpatie di destra: “Quella secondo cui degli immigrati bisogna parlare sempre bene è una debolezza della sinistra.”

Sì, la sinistra, soprattutto quella intransigente e illiberale, ha sempre rifiutato di dare giudizi meditati, caso per caso, quando ci sono di mezzo i molti marginali – e spesso emarginati – della storia e del mondo.

I poveri sono buoni. Un pregiudizio rousseauiano, la bontà naturale dell’uomo che non possiede nulla. Mi ha sempre convinto di più Hobbes. Buoni e cattivi sono equamente distribuiti in ogni classe sociale; c’è chi è disposto a ogni nefandezza per difendere ciò che ha, ma c’è anche chi è disposto al delitto per conquistare ciò che non ha.

Poi ci siamo noi, tutti gli altri, che hanno qualcosa da perdere e qualcosa da ottenere e che cercano di migliorare le loro condizioni di vita rispettando le leggi e preoccupandosi di non ledere i diritti altrui. Ci sono persone di qualsiasi colore, di ogni religione o di nessuna religione, che chiedono allo stato, alla “rule of law”, la garanzia dei propri diritti e ci sono dei figli di puttana di ogni colore e religione che i loro – veri o presunti – diritti se li vogliono prendere da soli.

In fondo, gratta gratta, dietro l’apparente benevolenza, si cela, forse inconsciamente, un po’ di razzismo: la condiscendenza verso chi si presuppone “più debole” è “carità pelosa”, come fare l’elemosina a qualcuno che, in fondo, si considera un poveraccio che vale meno di noi. Perciò è bene che ci si abitui a non edulcorare, a non nascondere dietro il politicamente corretto i veri aspetti sgradevoli e talvolta molto preoccupanti della convivenza con lo straniero.

Straniero, non clandestino. Nessun essere umano è clandestino nel mondo. La legge sullo “ius soli” è assolutamente necessaria, proprio per dare a chi in Italia è nato e ha seguito un percorso educativo la sicurezza di non essere straniero. Anche perché, insieme ai diritti, ci sono gli obblighi di cittadinanza: quanti più diritti si riconoscono ad un individuo, tanti più obblighi gli si possono imporre. A cominciare dalla laicità dello stato.

Ho sempre considerato pessima la normativa inglese che, per rendere più agevole l’integrazione delle minoranze mussulmane, ammette il funzionamento di “tribunali islamici” locali per dirimere alcune questioni, soprattutto nel diritto di famiglia. Permettere che gruppi di cittadini, qualificati su base religiosa, possano esercitare un compito, l’amministrazione della giustizia, che è tra quelli propri di uno stato è assai pericoloso, oltre che discriminante verso chi non vuole riconoscersi in una fede religiosa.

La multietnicità può essere addirittura un vantaggio, il multiculturalismo deve avere un limite nella legalità. Nessuno ha il diritto di vietare che, per fede religiosa o per tradizione culturale, ci sia chi pensa che la poligamia sia sana, ma le leggi italiane ed europee vietano che la poligamia sia praticata. Nessuno ha il diritto di impedire a mussulmani (ma molti cattolici non sono da meno) di pensare che l’omosessualità sia una aberrazione, ma le leggi italiane ed europee vietano discriminazioni omofobe, Quello che è doveroso pretendere da chi viene in Europa da altri paesi e da altre culture è il rispetto delle leggi vigenti.

Ci sono moltissimi italiani – qualche volta anch’io – che non sono d’accordo con qualche legge italiana: e allora? Le leggi si rispettano anche se non le si condivide. È il fondamento di ogni convivenza civile. Perché si può – si deve – con-vivere anche senza con-dividere. Per convivere non è necessario l’amore, basta il rispetto. Reciproco. Quindi chi stupra una donna in Italia non può aspettarsi che di essere perseguito, giudicato e condannato secondo la legge italiana, quale che sia il colore, la religione, la cultura d’origine. Quattro nordafricani che stuprano una turista o quattro studenti italiani “di buona famiglia” che violentano una loro compagna, non sono giustificati né da una “cultura d’origine” che disprezza la donna, né dalla convinzione di aver commesso “una ragazzata”.

Naturalmente questa – la convivenza –  è solo una parte del problema; l’altra è l’arrivo di un ingente numero dei cosiddetti “migranti” (termine che mi piace poco). Mi lascia perplesso la distinzione tra rifugiati, che fuggono da guerre e migranti economici, che fuggono dalla fame: spesso credo che le due motivazioni coesistano. In ogni caso è assolutamente necessario accelerare – e di molto – le procedure per l’identificazione e le relative espulsioni per chi non ha diritto all’asilo. Certo, se questi adempimenti venissero espletati – modificando il superatissimo accordo di Dublino – non dal paese di arrivo, ma dal paese nel quale il richiedente asilo dichiara di voler andare, si alleggerirebbe notevolmente il peso sui paesi – sostanzialmente Italia e Grecia – di approdo.

Una parola sul protocollo per le ONG predisposto dal ministro Minniti: non voler accettare la presenza a bordo di polizia armata è una assurdità- E la pretesa di “neutralità” è aberrante. Emergency, che gestisce un ospedale in zona di guerra, deve essere neutrale tra le parti in conflitto, ma chi recupera dei disperati in mare non può pretendersi neutrale tra lo Stato e i trafficanti di uomini: è peggio che il famigerato “Né con lo stato, né con le BR”.

La risposta più credibile sarebbe organizzare, con un accordo europeo patrocinato dell’ONU, degli ingressi programmati, facendo partire dai paesi d’origine quote definite di emigranti, Penso che, con la garanzia di un viaggio sicuro, sarebbero accettate anche delle “liste d’attesa”.

“Aiutiamoli a casa loro” è uno slogan che, sputtanato da Salvini, ha del buon senso. Ma il vero ostacolo a tale intento è dato, da un lato, dalla scarsa solidarietà europea, dall’altro dall’inaffidabilità dei governi locali (dove un governo stabile c’è). Sono governi spesso autoritari (e peggio), fondati su criteri etnico-tribali, corrotti e corruttibili. Sappiamo, purtroppo, quante risorse offerte a paesi africani siano finite nelle tasche di governanti cialtroni – e peggio – senza alleviare le condizioni di vita delle popolazioni. Sia l’ottenimento di un minimo di affidabilità, sia l’integrazione nei nostri paesi, infine, sono processi di medio – più spesso lungo – termine.

E le opinioni – beh, opinioni si fa per dire … – pubbliche delle nostre democrazie hanno fretta. I voti – e per governare i voti ci vogliono – si prendono qui e subito. Sembra – e forse è – un problema senza soluzioni. Lo è senz’altro se si affrontano le questioni – soprattutto quelle con una forte componente emotiva e irrazionale – con le certezze ideologiche.

Dire “gli immigrati sono una risorsa” e fermarsi lì, dando del razzista a chi ha qualche dubbio, respingendo con sdegno ogni riserva e perplessità è il modo più sicuro per perdere. Lo so, c’è qualcuno che preferisce perdere piuttosto che sporcarsi l’armatura d’argento di Parsifal. Così vinceranno quelli dei respingimenti, delle ruspe, dei ghetti. E quei poveri cristi non sapranno nemmeno chi ringraziare.

Mi fermo, non ne so abbastanza, l’ho detto all’inizio, ma mi piacerebbe che chi ne sa di più mi aiutasse a farmi un’opinione più completa.

Cino Casson

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