Matite prodigiose ai Miracoli

“Il gruppo di Venezia”.

Hugo Pratt, Mario Faustinelli, Alberto Ongaro, Giorgio Bellavitis … ma poi con loro Dino Battaglia, Gabriele (Lele) Vianello, Giorgio “Geo” Ussardi, Ivo Pavone, Maria Perego … creano quello che sarà una fucina di creatività dalla fama mondiale

… a Campo Santa Maria Nova (Albi Uragano, S. Canciano 6044, Venezia), vengono prodotti 20 numeri (18 numeri + 2 supplementi) tra il 1945 e il 1947, suddivisi in 3 serie con doppia numerazione, una continua come “Albo Uragano” e l’altra relativa alla singola serie.

…la storia

Testo da:
“Un sogno preso per la coda” di Graziano Frediani.

Erano tutti intorno ai vent’anni, ed erano tutti uniti dallo stesso entusiasmo, dalla stessa allegria, dalla stessa voglia di sognare. Avevano l’America nel cuore: l’America del chewing-gum e della Coca-Cola, dello swing e del be-bop, di Glenn Miller e di Duke Ellington; l’America dei film western e dei film hard-boiled (magari con il re dei “duri” Humphrey Bogart); l’America dei romanzi di Zane Grey e di John Steinbeck; ma in particolar modo, l’America delle strips, che faceva da sfondo alle gesta degli splendidi eroi degli anni Trenta scomparsi dalle edicole per effetto del ciclone bellico (Flash Gordon, l’Uomo Mascherato, Cino e Franco, Mandrake…), ma che ora finalmente riesplodeva, più esotica e affascinante che mai, fra le pagine dei mille comic-books giunti in Italia al seguito degli uomini del generale Clark e dell’Ottava Armata di Montgomery (“Overseas Comics”, “G.I. Comics”, “Jeep Comics”, “Camp Newspaper Service”, su cui compariva “Male Call” di Milton Caniff, e “The Army Motor”, che pubblicava “Joe Dope” di Will Eisner).
Erano ragazzi appassionati, anzi “innamorati di tutto”, come ha detto una volta Alberto Ongaro, che, con Giorgio Bellavitis, Hugo Pratt e Mario Faustinelli, formava il nucleo-base di quel gruppo, attorno al quale si riunirono ben presto una seconda e una terza ondata di giovani veneziani, per lo più aspiranti disegnatori e sceneggiatori, altrettanto innamorati e altrettanto ansiosi di dare una propria forma espressiva alle emozioni che li bruciavano, non necessariamente soltanto tramite vignette e balloons. Messisi in società, i quattro moschettieri fondarono una Casa editrice, la Uragano Comics, e una rivista, intitolata “L’Asso di Picche”.
“La redazione”, ha scritto ancora Ongaro, “era composta da due stanze e due terrazze sopra l’appartamento di Faustinelli, ed era una delle redazioni più gaie, chiassose e affollate che mai ci siano state nella storia dei giornali. Poteva contare su decine di collaboratori spontanei, amici e amiche dei redattori, compagni di università, lettori giovanissimi e lettori adulti che venivano a trovarci in una specie di ininterrotto pellegrinaggio. Lavorare era una festa e del clima in cui lavoravamo risentiva anche il giornale che usciva sempre in ritardo, ma comunque fresco, allegro e avventuroso”.
Intorno ai ragazzi de “L’Asso di Picche” (di cui vennero pubblicati, seppure in maniera discontinua, una ventina di indimenticabili numeri) gravitavano persone di indubbio talento: Dino Battaglia e Ferdinando Carcupino, e poi Ivo Pavone e Damiano Damiani, ma anche Federico Caldura e Maria Perego, e ognuno dava il proprio contributo, più o meno diretto, a quella piccola Fabbrica di Sogni a due passi dal Canal Grande.
Tra una partita di ping-pong e una bevuta, tra una smazzata di carte e una risata, nacquero un giallo d’azione, “L’Asso di Picche”, protagonista un giustiziere mascherato a metà strada fra Batman ePhantom, serie umoristiche come “Pompeo Bill” e “Ray e Roy” di Faustinelli, un western di Pratt, “Indian River”, un Robin Hood rivisitato da Bellavitis e l’avvincente “Junglemen” di Battaglia, imperniato su un gruppo di agenti speciali in azione nelle foreste della Nuova Guinea.
Quando, nel 1950, una potente Casa editrice argentina, l’Editorial Abril, propose ai redattori de “L’Asso di Picche” di trasferirsi in massa a Buenos Aires, alcuni, come Pratt e Faustinelli, decisero di andare, mentre altri, come Bellavitis e Battaglia (che, per altro, era davvero letteralmente innamorato, ma della futura moglie Laura), scelsero di restare da questa parte dell’Oceano.
Nel giro di pochi anni, comunque, ognuno dei quei ragazzi avrebbe conquistato la sua America personale: Damiano Damiani, per esempio, sarebbe diventato regista cinematografico, Alberto Ongaro giornalista e inviato speciale, e mentre Dino Battaglia affinava sempre più le sue matite e i suoi pennini, trasformandosi, di tavola in tavola, nel più raffinato narratore grafico della letteratura a fumetti italiana, Federico Caldura e Maria Perego, intuite le potenzialità espressive di un nuovo mezzo di comunicazione popolare, la televisione, avrebbero inventato una delle più celebri tele-vedette di ogni tempo, “Topo Gigio”.

 

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